“… Ma con tanti posti, perché baciarsi proprio lì? Perché l’essere umano ricorda il valore della vita e dell’amore solo quando si trova dinanzi all’irreversibilità della morte o alla rappresentazione di essa: viviamo nell’illusione di essere eterni e abbiamo bisogno di luoghi e simboli in grado di ricordarci la caducità del nostro viaggio terreno. Il carpe diem, l’attimo del bacio colto in tempo, la gloria effimera dell’istante presente, riusciranno a sconfiggere la limitatezza della vita umana e a incoraggiarci nel viverla sempre e comunque?…”
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versione pdf: “Amore e Morte” di Calcedonio Reina
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Non ho ancora avuto l’opportunità di vedere dal vivo questo dipinto straordinario del pittore catanese Calcedonio Reina intitolato “Amore e morte” (1881) custodito presso il museo civico di Catania, e che ho conosciuto casualmente tempo fa, tramite il web, mentre cercavo un’immagine adatta alla mia poesia “Segnalibri”. Ad influenzare positivamente il mio giudizio nei confronti di questa opera non è solo il fatto di essere stato realmente nel luogo in cui è ambientata la scena di “Amore e morte”, ovvero le suggestive Catacombe del Convento dei Cappuccini a Palermo, ma è soprattutto l’originalità del suo realismo e il forte potere simbolico nascosto dietro l’apparente normalità della scena: un uomo e una donna si baciano tra le bare e le mummie esposte nelle catacombe. Sembrerebbe che l’artista abbia voluto semplicemente immortalare la breve storia di un bacio rubato…
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