“… Panta rhei os potamòs (πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός), Tutto scorre come un fiume: il pensiero di un nuovo ‘filosofo del divenire’ al tempo del web 2.0! Non ci si può bagnare due volte nello stesso web: questo è il continuo cambiamento applicato al social networking per cui tutto è mutamento, movimento, perdita o acquisizione di dati, pettegolezzo senza sosta, suggerimento privo di compassione, senza sostanza primigenia immobile e immutabile. Solo i dati sensibili e utili all’influencer marketing rimangono imprigionati nei server del liberismo economico: tutto il resto, ciò che ingenuamente reputi ‘importante’, è pattume. Lo scorrere senza fine della realtà virtuale, il perenne nascere e morire delle informazioni, l’assenza di una sponda rocciosa…”
Sul legittimo salvataggio del nostro Io fallace disseminato in rete.
“Che cosa resterà di noi? Del transito terrestre?
Di tutte le impressioni che abbiamo in questa vita?”
(Mesopotamia – F. Battiato)
“A cosa stai pensando?” – chiede in maniera fredda e utilitaristica il social network simulando una finta empatia. E noi giù a confessare emozioni, speranze, sospetti, sentimenti; a condividere idee, immagini, progetti, azioni. Il confessionale del grande fratello internautico accoglie tutti; la tastiera è come il taccuino dello psicanalista. Eppure basta poco per gettare nel panico gruppi chiusi e aperti, community e singoli contatti; per risvegliare dal sonno della rete le masse parcheggiate e letargiche: la minaccia insita in un umile ammasso di bit organizzati, la promessa di un file stampabile che distaccandosi dalla piattaforma è capace di conquistare un’indipendenza fisica nel mondo reale del quotidiano cartaceo. L’assurda riscoperta della privacy violata da chi la difende
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