Il “Telesio” olografico di Franco Battiato e la teoria dell’universo ologramma

E’ vero: torneremo ancora… anzi, non ci muoveremo affatto!

N I G R I C A N T E

il-tredicesimo-piano

Se si ritornasse veramente a se stessi,

nel senso auspicato da Agostino,

nel senso del reditus in se ipsum,

sparendo il mondo esterno,

sparendo la natura, spariremmo noi stessi.

Dobbiamo riversarci interamente fuori di noi, per essere

(dal Primo Atto)

Si legge nel Manifesto del Connettivismo: <<Noi crediamo che il mistero dell’universo sia codificato in una chiave inafferrabile e indistruttibile: l’ologramma. Il principio olografico, il modello olonomico della mente e l’olomovimento: dalla struttura della realtà ai nostri schemi di senso la percezione conosce un solo paradigma, che racchiude le istanze della relatività e dell’indeterminazione.>> Il poliedrico musicista siciliano Franco Battiato grazie al suo Telesio, opera lirica in due atti e un epilogo dal libretto originale del filosofo Manlio Sgalambro, dimostra di aver rielaborato in forma teatrale un paradigma non più confinato in ambito teorico e scientifico ma fruibile a livello pratico, adattandolo a una ben…

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Intervista per “Le stanze di carta”

intervista le stanze di carta

Alcune domande da parte di Ilaria Cino, curatrice del blog letterario “Le stanze di carta”, mi hanno permesso di sviscerare e chiarire, spero, alcuni aspetti della mia poetica… Segue uno stralcio dell’intervista:

[…] (Ilaria Cino) In una delle sue celebri poesie W. Whitman alla fatidica domanda sul perché si scrivono versi risponde con la necessità della poesia in quanto elemento di vita e di identità. Cosa ne pensa in proposito? E quale significato attribuisce al fare poesia oggi?

Come epigrafe per la mia ultima raccolta “Pomeriggi perduti” (ed. Kolibris, 2019) ho scelto proprio questo verso piuttosto conosciuto di Whitman a cui credo Lei si stia riferendo (la poesia è O me! O vita! dalla raccolta “Foglie d’erba”). Nel marasma esistenziale, causato dagli altri, dagli eventi o semplicemente dal movimento affannato di noi povere molecole immerse nella tempesta del mondo e dell’esserci in questo spettacolo chiamato “vita” (che continuerebbe anche senza di noi), quando i flutti non ci danno tregua e ci sballottano da una parte all’altra, occorre a un certo punto dare un senso a questo caos, dargli un nome, definirlo, contribuirvi con un verso, riempirlo di contenuto. Non tanto per salvarsi, per non perdersi tra la folla o per accaparrarsi una sciocca eternità, ma soprattutto per confermare a se stessi un’identità, un modo di stare al mondo, per dare un significato al nostro vissuto (soprattutto quello invisibile), per ribadire il possesso di un territorio interiore che niente e nessuno può occupare. Identità è anche ritornare lì dove, geograficamente parlando, il tuo cognome è ricordato dai vecchi e risuona di senso. La poesia può farci ritornare.
Tempo fa, rispondendo alla domanda di un’altra intervista, all’indomani della pubblicazione della mia prima raccolta “Nessuno nasce pulito” (ed. nugae 2.0, 2016), adoperai con un certo istinto da strada la seguente frase: <<… Queste sono le mie conquiste umane, le mie esperienze e queste parole sono la mia terra!…>>. Più che un manifesto personale, una dichiarazione di guerra…Nutrire l’anima, cercare il buono del nostro stare qui, fissare il passaggio dell’uomo sulla terra: non credo che il fare poesia oggi abbia scopi differenti da quelli di altri tempi, al di là di inutili sperimentalismi fini a se stessi. Cambiano le forme, passano le epoche, ma l’animo umano è sempre lo stesso: questa cosa mi sconforta e mi rassicura al contempo. […]

Per leggere l’intera intervista: qui!

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“Ex Machina” di Alex Garland e l’inizio della consapevolezza

L’empatia, l’inganno, la seduzione e l’amore, la complicità, la capacità di desiderare, diventano strumenti raffinati, sviluppati senza seguire alcuna formula statistica ma assecondando una “naturale” gradualità evoluzionistica, per raggiungere uno scopo pensato, oserei dire sognato, ed escludendo ogni sorta di risposta meccanica prevedibile.

N I G R I C A N T E

ex machina

ATTENZIONE SPOILER!

“Ex Machina” come a voler dire, scherzandoci un po’ sopra, “l’oggetto che un tempo era solo una macchina e ora non lo è più, è una ex macchina” oppure un riferimento monco alla frase latina ‘deus ex machina’ ovvero a un personaggio della tragedia greca che interviene nella storia per risolvere una trama difficilmente risolvibile, che rappresenta un punto nodale nell’evoluzione di un percorso. O forse entrambe le interpretazioni.

Di sicuro c’è che il film d’esordio del regista Alex Garland riesce ad affrontare, senza per questo risolverle definitivamente, tematiche fantascientifiche e filosofiche di una certa consistenza, adoperando un cast minimalista (cinque personaggi principali in tutto, volendo contare anche il pilota d’elicottero che compare all’inizio e alla fine del film), una sceneggiatura, per fortuna, senza inutili azioni mozzafiato di stampo hollywoodiano, e una location pressoché unica, se escludiamo alcune meravigliose panoramiche naturalistiche che servono a farci prendere fiato uscendo…

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Insinuazioni bibliche su “Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma”

N I G R I C A N T E

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Insinuazioni bibliche su

“Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma”

(le misteriose nascite di Gesù il Nazareno e Anakin Skywalker)

La saga fantascientifica di “Guerre Stellari” possiede una struttura eterogenea e attinge elementi da varie fonti; in particolare è disseminata di riferimenti biblici velati o palesi: le frequenti ambientazioni desertiche in ricordo del “deserto dei padri” di origine veterotestamentaria e il deserto come luogo di ricerca spirituale silenziosa, di isolamento e di espiazione, di passaggio, di sospensione storica e di attesa (ad es. il vecchio “Ben”, Obi-Wan Kenobi, in “Star Wars Episodio IV – Una nuova speranza”); l’aridità del pianeta Tatooine, e le sue abitazioni povere, ricordano alcune zone della Palestina ai tempi di Gesù il Nazareno; l’Impero Galattico di Darth Sidious è molto simile all’Impero romano di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto; Coruscant è come Roma caput mundi, o sarebbe meglio dire caput universi, con…

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Giuliano Brenna recensisce “Call Center”

N I G R I C A N T E

Giuliano Brenna, cofondatore insieme a Roberto Maggiani del sito letterario La Recherche.it, ha recentemente pubblicato una recensione al mio racconto social fantasy “Call Center”.

Segue un breve stralcio:

<<… Il protagonista, in un fitto dialogo fra sé ed un sé più profondo, che in corsivo gli parla sottolineando le brutture del sistema, va all’origine del sistema stesso, scende nel profondo dell’edificio che ospita il famigerato Call Center e nel mentre scende anche nel proprio profondo a trovare la risposta che gli preme. In un crescendo in bilico tra Kafka e Matrix il protagonista giunge alla radice del male, la quale sembra essere solo una delle numerose ramificazioni di una immensa ragnatela che ha inesorabilmente catturato l’uomo…>>

[la recensione qui presentata si riferisce alla prima edizione del racconto pubblicata nel 2013, non più disponibile; per leggere la seconda edizione (2018) “Call Center – reloaded”, andate qui!]

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“Poesie minori Pensieri minimi” di Michele Nigro

N I G R I C A N T E

Gentili Lettrici, gentili Lettori.

In parziale risposta alla pregevole iniziativa intitolata “Assalto alla poesia”#assaltoallapoesia, ideata e promossa dallo scrittore e poeta Franco Arminio, ho pensato di contribuire nel mio piccolo non in qualità di lettore (in quanto già frequentatore, nel corso dell’anno, di librerie e di fatto “assaltatore” di scaffali dedicati al genere poetico) bensì di umile e sconosciuto “artigiano della parola”.

Scrive Arminio, lanciando l’evento: “… Qualunque cosa sia, questo è un tempo in cui alcuni possono chiedere qualcosa alla poesia. Già in Rete si assiste con piacere alla presenza dei versi, ma ci vuole che la poesia venga comprata, ci vuole una prova che teniamo a lei come lei tiene a noi…”. È chiaro che l’iniziativa ha tra i suoi obiettivi principali quello di smuovere le acque stagnanti, anche dal punto di vista commerciale, intorno al “prodotto poesia”, ma come sottolineato dallo stesso Arminio non importa…

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“Mamma… li turchi!”

N I G R I C A N T E

Angolazioni storiche ed elogio del viaggio.

L’esistenza che viviamo si basa su una serie, collaudata nei secoli, di ‘punti di vista’ ovvero di porzioni complementari di verità: la verità risultante, fotografata dall’alto, è pari alla somma vettoriale delle singole verità messe a disposizione dalle piccole e grandi comunità etniche che ci illudiamo di omologare in nome della cosiddetta new economy. Non c’è web capace di annullare le differenze mentali e culturali che rappresentano il sale dell’interazione umana.

Viaggiare significa ricercare e registrare queste differenze: non per creare divisioni xenofobe ma al contrario per accrescere la conoscenza personale (diversa da quella ufficiale approvata dai poteri istituzionali civili e religiosi della propria civiltà di origine) e di conseguenza il rispetto di quelle diversità che devono continuare a esistere tra i popoli. Conoscere i punti di vista storici è fondamentale per abbattere la presunzione derivante dalla convinzione errata di possedere una verità…

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Joker è tutti noi

Joker

[post a basso tasso di spoileraggio; tuttavia, per una migliore comprensione dello stesso, se ne consiglia la lettura dopo aver visto il film, n.d.b.]

Joker è tutti noi

I supereroi non esistono: non per le cose fantastiche che fanno e per i superpoteri improbabili che posseggono. Non possono esistere perché sono il frutto irreale di ciò che vorremmo essere, la condensazione in un’unica persona creata a tavolino del meglio dell’umanità, l’epicizzazione e la razionalizzazione dell’immagine di noi che vorremmo dare al mondo, l’idealizzazione di quella parte nobile della nostra anima che ancora riusciamo a considerare salva. Salva dal punto di vista della visione comune di quello che è il bene e il male: un limite che le sovrastrutture imposte dall’educazione e dalle regole di una parte della società che cerca di isolarsi dal marcio imperante, cercano di mantenere vivo. Il bene comincia, guarda caso, dove iniziano gli interessi dei pochi: il potere difende, grazie alle leggi e alle forze dell’ordine create per eseguirle, la propria stabilità, ma taglia i fondi che servono a proteggere e curare i più deboli. Il “reddito di cittadinanza della salute mentale” è poca cosa se confrontato con i mirabolanti progetti dei tanti imprenditori pronti a scendere in campo e ad impegnarsi in politica in prima persona.

C’hanno sempre fatto credere che i “cattivi” fossero i necessari alter ego dei protagonisti buoni, la “spalla” anti-idealistica per giustificare il bisogno cieco di servire il Bene, quello supremo, alto, così alto nei cieli da dimenticare, più in basso, lì dove viviamo noi, le cause del Male, sempre le stesse, apparentemente irrisolvibili; ce l’hanno fatto credere (è successo anche con certe pagine di storia scritte dai vincitori e assunte senza fiatare come farmaci alle scuole primarie) e invece è esattamente il contrario: ma ci accorgiamo di questa differenziazione forzata solo quando l’arte, il cinema come nel caso del film di Todd Phillips intitolato “Joker”, pellicola dedicata alla lenta evoluzione (per i meno audaci ‘involuzione’) psichiatrica del famigerato anti-eroe creato dalla DC Comics e magistralmente interpretato dal notevole Joaquin Phoenix, riesce a trovare il coraggio di essere politically incorrect e soprattutto a distaccarsi dalle regole non scritte dei cinecomics riguardanti il rispetto dei ruoli, della caratterizzazione dei personaggi e da altre catene narrative e cronologiche.

Nonostante la nostra speranzosa (a volte ingenua) reazione uguale e contraria, come c’insegna la fisica, nonostante “la risposta” che tentiamo di dare alla vita, alla fine non siamo nient’altro che il maledetto risultato dell’azione di forze esterne esercitate in maniera costante sul nostro corpo e sulla nostra mente (con buona pace del corredo genetico vincente di cui pochi fortunati sarebbero provvisti): il diverso, non per forza dal punto di vista mentale o sessuale – si può essere diversi in tantissimi altri, più o meno impercettibili, modi (lavoro assente o tipologia dello stesso quando c’è, disponibilità economica, fede religiosa, cultura etnica, lingua, gusti sportivi o assenza di gusti, fortuna con le donne o con gli uomini, modo di vestire, se vivi ancora con i tuoi, disabilità, capacità comunicative,… devo continuare?) – subisce questa pressione in maniera incidentalmente più dannosa. La sua congenita debolezza, i casi fortuiti e bizzarri della vita, la mancanza di quella che certi ricchi e fortunati radical chic travestiti da democratici chiamano – abusando del termine a fini propagandistici per mettere in mostra un paese vincente che in realtà non esiste – resilienza, rendono il diverso più esposto alle “intemperie” del vivere sociale, ai suoi repentini e poco gentili cambi di rotta: all’inizio della sventura a prevalere è ancora la gentilezza, il lathe biosas (“vivi nascosto”) di epicureana memoria che entra in conflitto con l’esigenza di far sapere al mondo che esisti (il from zero to hero dei terroristi radicalizzati, p.e.), il rifiuto delle armi quale mezzo non solo per difendersi ma anche per imporsi e pareggiare i conti, la caparbietà moraleggiante a non risolvere i problemi della vita adoperando la violenza, perché così c’hanno insegnato, seguendo la linea gialla tracciata sul pavimento che porta verso la tomba.

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Edgar Allan Poe e “The Alan Parsons Project”

7 ottobre 1849: morte di Edgar Allan Poe…

N I G R I C A N T E

Edgar Allan Poe
e
“The Alan Parsons Project”
Alan Parsons, produttore, compositore, arrangiatore, musicista, è passato alla storia per essere stato l’ingegnere del suono nel floydiano “The dark side of the moon”. Dopo una breve gavetta negli studi londinesi di Abbey Road, collaborando proprio agli ultimi lavori dei Fab Four (“Beatles”), realizza il suo personale “progetto” attorno a un rock sinfonico, in grado di unire strumenti classici alle più moderne tecnologie elettroniche accelerando, così, l’avvento della musica elettronica contemporanea e l’evoluzione delle tecniche di registrazione. Tuttavia, solo dopo l’avvenuto sodalizio con Eric Wollfson e Andrew Powell (autore, quest’ultimo, della colonna sonora di “Ladyhawke”, il film di Richard Donner) si può dichiarare ufficialmente la nascita de “The Alan Parsons Project”. Intorno al nucleo stabile formato da Parsons, Wollfson e Powell ruotano diversi musicisti e vocalist: tale dinamicità nelle collaborazioni rende anacronistico l’appellativo di band, favorendo, invece, lo sviluppo di una eterogenea equipe musicale in continua evoluzione in base alle esigenze momentanee del progetto. Nel 1976, dopo due anni di elaborazione, viene pubblicato il…

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Je voudrais pas crever

“Non fate crescere niente su questa terra”

N I G R I C A N T E

Sfornate libri, non figli; sfornate idee, storie, poesia, non altri esseri egoisti come voi, se non di più: i “gloriosi” frutti dei vostri lombi sono destinati a dimenticarvi tra le strade della vita, ed è naturale che sia così; un libro non dimentica mai il suo creatore, rimane legato alle sue origini, per sempre; anche se, proprio come i figli di carne, diverrà indipendente e sarà interpretato dalle masse umane pensanti che incontrerà, e reagirà in base alla propria personalità fatta di parole. Quando un figlio cresce vuol dire che voi non state ringiovanendo; quando un libro cresce e gira per il mondo, invece, l’autore è come se conquistasse l’immortalità, anche se il suo corpo morirà. Non importa quanto sia lungo il suo giro, quante persone incontrerà: nel momento del suo concepimento voi di diritto siete diventati abitanti dell’eternità. “Non fate crescere niente su questa terra” solo perché il vostro…

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Il poliziotto che amava i libri

N I G R I C A N T E

<<… E fu con questo stato d’animo che una mattina del ‘mitico’ 1968, lui e altri suoi colleghi della Celere furono scaricati in massa nella zona universitaria di Valle Giulia a Roma. Sembrava una normale manifestazione studentesca contro quei ‘baroni ammuffiti’ che rappresentavano una società da combattere e riformare. Ma non fu così… Cominciarono a volare sedie e scrivanie dai piani alti della facoltà di Architettura. Qualcuno tentò anche di defenestrare chi resisteva all’impeto riformatore del Movimento Studentesco. La Polizia intervenne ma gli scontri furono violenti: teste rotte, mezzi della Questura incendiati, poliziotti feriti e studenti inferociti… Ernesto se la cavò con una sassata di piccolo calibro sull’elmetto, ma molti poliziotti rimasero a terra feriti. Gli stessi dirigenti della Celere non si aspettavano una tale reazione violenta…>>

(tratto da Il poliziotto che amava i libri)

AUDIO CORRELATO: “Qui” di Antonello Venditti

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1917 – 2017

Tratta da “Poesie minori. Pensieri minimi” (ed. nugae 2.0)

N I G R I C A N T E

“… le barricate in piazza le fai per conto della borghesia
che crea falsi miti di progresso…” 

(Up Patriots to Arms, Franco Battiato)

Anche se è autunno e

cadono solo foglie innocenti

stanotte si esce tutti insieme

disarmati idealisti da tastiera, sotto la pioggia

a riprendere, cent’anni dopo, il palazzo

d’inverno della nostra noia a colori,

ma non aspettateci

in piedi e nemmeno seduti, sazi, caldi di vodka

sconfitti, rassegnati, persi nella rete.

Aspettateci ballando, tra un’atomica

e la conquista della Luna

in compagnia di capitalisti moscoviti

e dei nuovi poveri connessi

sui cadaveri delle lotte di classe

e di scioperi disabitati.

Nell’America bigotta

le suocere sono letali

come il fucile di Oswald,

l’algoritmo di Zuckerberg

sfrutterà la vostra rivoluzione

smorzata dai regali di Natale

e i negri arruolati negli slum di Brooklyn

non parlano russo,

copritevi stanotte con fogli di Pravda

perché la chiave del cancello, stavolta

è quella…

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Oktoberfest

Buon Ottobre a tutti-e!
(la versione editata di questa poesia è contenuta nella raccolta “Nessuno nasce pulito”, ed. nugae 2.0 – 2016)…

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https://youtu.be/Gi8LDjf_9iI

SoundCloud https://soundcloud.com/michele-nigro-391278966/oktoberfest

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N I G R I C A N T E

vincentvangoghvilaledei

Omaggio a una ciclica caducità, come morti in battaglia

senza speranza cadono foglie stanche

di vite brevi soleggiate e gloriose,

segni ingialliti di una lenta resa stagionale.

Si lasciano andare

ebbre di ricordi estivi al sapor di clorofilla

lungo linee di gravità trasversale

al ritmo di espirazioni ventose.

Piccoli uomini fatti di rami nodosi

legati con spaghi di tempo,

sacerdoti inconsapevoli in templi viventi

pulsanti di linfa sotto tetti di cielo

con gesti magici ereditati

compiono riti arcaici

graditi a un dio agricolo dimenticato.

In anticipo sul Generale

spinti dal cambio d’umore di una terra

in mutazione cromatica

conservano spicchi di natura

energia colorata dietro preziosi vetri rozzi

per le tavole di domani.

Nuovi silenzi nei boschi e nuovi frutti

nutrono le quiete scelte radicali.

Un suono di campana

annuncia la fine della guerra

e l’inizio di dolci esili.

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Due inediti per “Le stanze di carta”

Sul blog letterario “Le stanze di carta” (Poesia e Scritture critiche), curato dall’autrice Ilaria Cino, due inediti: “Lathe biosas” e “Macchie”.

Grazie alla Redazione di “Le stanze di carta” per l’ospitalità…!

inediti stanze