Filosofia del viaggio

Dall’effetto adrenalinico causato dalla decisione di partire all’atto di fede di chi si mette finalmente in strada; dalla meticolosità organizzativa all’apprendimento osmotico e rilassato lungo le vie nuove, tra le folle sconosciute, percorrendo città che forse non rivedremo mai più. Viaggiare è desiderare: muovere il proprio corpo verso mete lontane, impegnarsi per raggiungere l’obiettivo, concedersi al mondo e aprire tutti i canali sensoriali per ricevere gli insegnamenti fisici e metafisici del luogo visitato.

N I G R I C A N T E

Vuoi riscoprire la religione dei tuoi padri? Abbandona le chiese frequentate da tua madre e immergiti nella religiosità del mondo. Vuoi imparare ad apprezzare i valori del tuo paese? Dimentica la tua provenienza, rifiuta il tuo senso d’appartenenza e perditi lungo i sentieri della terra. Vuoi conoscere i segreti della via in cui abiti? Sali su una montagna e osserva dall’alto i movimenti di chi è rimasto.

Viaggiare significa rompere le acque uterine della schematicità esistenziale, realizzare un’idea coltivata per mesi e anni, andare a toccare con mano il sogno; significa rivendicare con orgoglio la propria diversità, interrompere il controllo, imparare a sospendere il giudizio in attesa di indizi culturali, mettersi alla prova dal punto di vista caratteriale e pragmatico.

Dall’effetto adrenalinico causato dalla decisione di partire all’atto di fede di chi si mette finalmente in strada; dalla meticolosità organizzativa all’apprendimento osmotico e rilassato lungo le vie nuove, tra…

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