versione pdf: Quando la benzina finirà, non ci resterà che un tocco umano…
A te, giovane donna ingabbiata!
prigioniera nel caldo abbraccio
lussuoso metallo suvizzato
di un sultano ricco e veloce
accogliente vagina del potente
che osservi superba e distante
il mondo metropolitano di sotto
proteggi con un vetro i sensi
da fatiche, fetori urbani e precariati
sacerdotessa della velocità
voli verso i divertimentifici
di società in eterna crisi,
custode del focolare su gomma
difendi con sguardo sospettoso
il benessere luccicante al neon
emulatrice di maschi alfa
provi compassione dell’intorno
scrutando il girovago nulla,
non decostruisci, nauseata dei lenti
l’arrogante cilindrata dell’ego.
A te, dico:
scendi con me, andiamo in giro
a piedi, straniati e sovversivi
scapestrati e rivoluzionari
verso i dimenticati percorsi
della città psicogeografica d’autunno,
riconquista le strade buie e vere
le terre incognite ai margini
i vicoli inconsueti dell’anima
che esorcizzi di gas accelerando.
Donna impaurita, schermata, isolata.
Inscatolata, ingannata, rassicurata.
Pagata, ereditata, mascolinizzata,
riscopri i marciapiedi
della verginità topografica
andando alla deriva, nuda. Senza orario.
Lascia a casa il metallo e l’elettronica
la reperibilità e il motore
la velocità e l’ebbrezza
la plastica pagante e l’eloquenza
ritorna sui tragitti scomodi
precedenti alla ricchezza
con l’occhio universale
di chi cammina e finalmente
riprende a respirare.
Nostalgica di dettagli vitali
spazi sociali e affetti urbani atrofizzati,
riappari a prostituire la ragazza sotto i lampioni
dei dialoghi incappucciati ma felici
a sbarazzarti delle false sicurezze
delle mappe prestabilite
dai navigatori pseudoculturali
dei discorsi approvati
delle figure umane collaudate
e mai realmente comprese
che tappezzano mondane le vacue serate.
Ancora a te, che sfrecci esuberante
schiacciando gatti e tipi solitari
sotto le ruote inesorabili del sabato sera,
che non sosti nell’interzona umanizzante
delle isole luminose.
Di nuovo, dico:
un giorno camminerai al mio fianco
durante i profetizzati ritorni preindustriali,
quando l’essere scarificato e muscolare
livellerà gli orgogli tecnocratici
privi di impazienza e petrolio,
e gioirai per il severo freddo notturno
sul volto di un neonato io viandante
per l’imprevista riscoperta
di energie interiori assopite
ma non estinte
per la semplicità degli incontri casuali
per la lenta sobrietà di un’esistenza
che non ricordavi più di poter vivere.
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versione pdf: Quando la benzina finirà, non ci resterà che un tocco umano…
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(versione rieditata di “Esortazione antifuturista del sabato sera”, tratta da “Nessuno nasce pulito”, ed. nugae 2.0 – 2016)
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“Bel tempo alla radio”, Riccardo Cocciante