E se la famosa poesia di Gabriele d’Annunzio intitolata “La pioggia nel pineto” fosse letta da Barbalbero?
Barbalbero (o Fangorn) – caratterizzato da una voce bassa e profonda e da una parlata lentissima, a sottolineare l’ampia disponibilità di tempo di un essere millenario – è un personaggio di Arda, l’universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien e compare solo nel romanzo “Il Signore degli Anelli”.
Lettura – rallentata con il programma Audacity – a cura di Michele Nigro.
È nato un nuovo canale su YouTube, “Dialoghi da bar”: nel video di presentazione io e l’amico Francesco Innella spieghiamo qual è l’intento di questo progetto basato sull’immagine e sulla voce.
Canale ideato e curato da Francesco Innella e Michele Nigro che, partendo da un libro letto o cogliendo l’occasione di un ospite invitato a parlare di determinati temi, tenteranno di affrontare “quasi a braccio” argomenti di varia natura senza la pretesa di essere esaustivi o culturalmente divulgativi, ma con la leggerezza tipica di chi ama incontrarsi in un bar per chiacchierare. I rumori di sottofondo, che accompagnano e sembrano contrastare i dialoghi, fanno parte della caotica vita quotidiana: la solitudine degli interlocutori – magistralmente rappresentata dal noto dipinto “Nighthawks” di Edward Hopper – è circondata dai suoni a volte disturbanti di un mondo distratto e forse, troppo spesso, disinteressato alla cultura.
[…] Questa seconda silloge, creata con “materiali di risulta”, come è stato per la prima pubblicata nel 2018, non vuole essere un ostentato elogio della brevità (perché in alcuni casi, pochi in realtà, non si troverà un testo breve) ma il tentativo di definire questo confine, mescolando poesie minori con pensieri minimi, senza fornire indicazioni per distinguere le une dagli altri. Sarà il lettore a separare, in base alla propria sensibilità ed esperienza, le poesie-pensiero dai pensieri poetici. Qualora ve ne fossero. Poesie e pensieri non sprovvisti di ironia, di un piglio dissacratorio, severo, lapidario, a volte rabbioso, di sfumature irriverenti, di parole eccessivamente “quotidiane”. Correndo il rischio di essere sottovalutati o fraintesi, anche se tutto è già stato previsto. Perché, forse, rischia di prendersi troppo sul serio solo chi non sa cogliere nell’apparente banalità la potenziale lungimiranza di un messaggio breve o scanzonato.
Non lasciatevi ingannare dalla gratuità della distribuzione di questa silloge: quando accettiamo un dono, in realtà cediamo all’Autore del regalo una piccola porzione della nostra anima; mentre sorridiamo o riflettiamo tra un pensiero leggero e l’altro, lo abbiamo già ripagato con una moneta che non appartiene a questo mondo.
(dalla Premessa)
[…]
Salutarsi prima delle ferie
è solo un modo di dire,
si continua a stare nel centro trafficato
del cuore agitato d’inverno
anche lontani mille miglia
dalla sciagura dell’esserci.
Ma come fa ogni volta Settembre
a salvarci dall’incuria dell’estate?
Quale magia ci riporta indietro
nel ricordo delle cose sensate?
“Io ne ho viste cose che voi virologi non potreste immaginarvi:
carrelli per la spesa in fiamme al largo dei bastioni di Conad, e ho visto la follia balenare tra le sbarre vicino alle porte di Rebibbia… … Gente isterica uscire dalla zona rossa lombarda per entrare in quella campana, e urlare come Morgan: “Che succede?”; treni affollati di coglioni B sferragliare di notte verso la stazione di Salerno; e-mail di truffatori intasare le caselle postali per vendere mascherine e gel a prezzi disumani; ho visto file infinite di clienti col numerino davanti alle farmacie e proprietari di pub col metro in mano; ho rivisto il mio amico Vituccio che quando parla sputacchia a più di un metro… e ho girato a largo da lui; ho visto preti benedire i fedeli e le salme a distanza con fucili caricati ad acqua santa; Papi e impiegati statali lavorare in smart working; pusher di tamponi agli angoli delle strade; ho visto bozze di decreti sgattaiolare di notte per colpa di collaboratori incapaci; ricette di amuchine improbabili diffuse in giro come se fossero quelle di Suor Germana; ho visto web-santoni del XXI secolo smentire i Maya e annunciare una nuova data per la fine del mondo; gente con la scusa del panico sfondarsi di Nutella Biscuits come se non ci fosse un domani; ho visto orde di infedeli tornare alla preghiera che manco nell’Anno Mille; palestrati in crisi d’astinenza da attrezzi piangere come ballerine davanti alle palestre chiuse; strade deserte in paesi che già prima di covid non brillavano per “movid”; ho visto analfabeti funzionali scoprire di avere una libreria in casa… E li ho visti addirittura mentre tornavano a leggere.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come starnuti nella pioggia. È tempo di restare a casa.”
Quando finalmente i vigili del fuoco ebbero sfondato la porta, l’odore, che fino a quel momento era filtrato attraverso gli spiragli, si diffuse per tutto il pianerottolo. La signora Lotti, che abitava nell’appartamento di fianco, fece un passo indietro; i volontari della Misericordia entrarono con la barella; Lorella strinse il braccio di suor Maria Consolazione.
L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.
"Voi, seduti nei comodi uffici abbuffati di tasse e di grasse imposte, diventerete un giorno cibo per i vermi e nessuno s'accorgerà della vostra mancanza. Scarti dell'Universo" cit. I.T.Kostka "Trittico sul cibo" (Quadernetti poetici 2017)