Tre poesie inedite di Michele Nigro

Un bel modo per concludere l’anno… Grazie ad Alfredo Rienzi e al sito “Di sesta e di settima grandezza – Avvistamenti di poesia”…

DI SESTA E DI SETTIMA GRANDEZZA - Avvistamenti di poesia

Ph.: A.R., Pomeriggio tardo in Lungo Po Antonelli, novembre 2022

L’imbrunire è quell’ora indecisa

L’imbrunire è quell’ora indecisa
tra la luce non rassegnata a perire
e il buio senza coraggio per sorgere,
odo tralci di vite selvaggia
rampicarsi lungo la schiena
della luna piena di giugno

e la cecità serale
prendermi gli occhi ormai freschi
non più arsi di città, dove caldi mattoni
conservano i raggi del meriggio

come batterie pensate per corpi pentiti
fino allo sgocciolio di mezzanotte
e oltre, pensiero insonne che tortura
l’anima indigesta e reflussa
si sveglia senz’aria, affogata
dagli acidi della vita di giorno.

Ho fede nei tralci, arriveranno
un giorno, senza pretenderlo
a donarmi grappoli d’uva fragola
progenie di quella rubata all’infanzia

a essere finalmente domata
anno dopo anno
stupore dopo stupore per le rinnovate foglie
s’allunga la speranza
verso il sole dell’attesa
paziente stagione dell’essere,
incontro tra mani sistine
tra dio e l’uomo…

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Intervista a Michele Nigro, a cura di Roberto Guerra

Ho avuto il piacere di rispondere alle domande di Roberto Guerra per un’intervista pubblicata su NeofuturismoAsino Rosso Ferrara. Segue uno stralcio…

intervista asino rosso

[…] Più in generale, come vedi oggi la poetica/cultura contemporanea? 

È meno audace, più uniformata a standard che, forse per ragioni generazionali, non comprendo e con cui non sono assolutamente in sintonia: dalla musica all’editoria, tranne rari casi, vige la regola per cui se esci da una scuola omologante o sei un autore affermato che ha già portato introiti, anche se in seguito scrivi boiate continui a usufruire di un certo “pompaggio” del marketing. In sintesi, viene portato avanti il personaggio che vende e non l’opera o, appunto, la poetica di un autore. Quindi, anche se lo scenario non è del tutto disastrato e irrecuperabile come potrebbe sembrare da questa mia risposta, in un sistema del genere di quale poetica si può mai parlare?

La cultura è una “cultura di piazzamento” e bisognerebbe parlare di “ranking poetico”. La colpa non è solo delle case editrici o  ̶  per dirla alla Battiato  ̶  degli “addetti alla cultura”, ma soprattutto di un abbattimento della qualità della domanda da parte di un pubblico impreparato e che ama volare in superficie, a pelo d’acqua, per mancanza di tempo e di un autentico interesse: a una poetica di ricerca, non subitanea e quindi poco accattivante, si preferisce il guitto che fa cantare il suo pubblico durante i reading, che va in tv tre volte a settimana, che riempie le sale credendo così di diffondere la poesia, che litiga sui social, che innesca polemiche politiche e alza polveroni mediatici per vendere meglio e di più… Parlerei di una “poetica mediatica” che è l’unica, oggi, a contare.

La cultura è la risposta che la parte pensante di una società dà ai problemi del tempo attraverso le sue opere: se la risposta è quella attualmente in circolazione nel mainstream, è evidente che sono mutate le esigenze culturali e, arrivo a dire, spirituali del pubblico che alla fine acquista una tipologia di prodotti. Non c’è soluzione, deve andare così. È la caratteristica dell’epoca. L’importante è essere coerenti con sé stessi e con la propria poetica. […]

Per leggere l’intervista completa:

Neofuturismo

Asino Rosso Ferrara

Roby Guerra Futurista

Per leggere la “versione small”:

CorrierePL.it

versione integrale pdf: Intervista a Michele Nigro, a cura di Roberto Guerra

intervista neofuturismo

5 inediti per “Suite italiana”

Grazie a Ilaria Palomba e alla Redazione di “Suite italiana”.

Per leggere i 5 inediti scelti: QUI!

inediti suite

“Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla Rete”

Poesia e rete: un argomento caldo, “nuovo” sotto certi aspetti ma già “antico” (come ben sa chi, come il sottoscritto, cura un litblog da anni o chi gestisce blog collettivi); domande inevase che cercano una teorizzazione: è la rete che influenza la poesia o è la poesia a influenzare la rete “condizionandone” tempi e atmosfere? L’annullamento delle distanze fa bene o fa male alla poetica di un autore? La rete è solo un “amplificatore veloce” che agevola certe dinamiche comunicative ed editoriali oppure sta modificando il ‘pensiero’ che è alla base del poetare così come ha già modificato altri schemi in altri settori dell’umano vivere? “Alma Poesia” tenta di offrire ai Lettori un primo paniere di risposte – perché valutare un’evoluzione in corso non è operazione semplice e richiede tempi lunghi – grazie a un “testo transgenerazionale”: la risposta a una domanda così delicata non poteva essere affidata ai soli “nativi digitali” che giustamente vivono immersi nel loro tempo, ma soprattutto chi ha vissuto sulla propria pelle la stagione ibrida e di passaggio dall’analogico al digitale possiede lo sguardo necessario a valutare certe differenze, e conserva schemi di pensiero analogici pur muovendosi con mezzi digitali… (m.n.)

Segue comunicato di “Alma Poesia”:

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Il 4 aprile 2021 Alma Poesia ha festeggiato il suo primo compleanno; per l’occasione abbiamo deciso di realizzare qualcosa di importante: un volume cartaceo, da noi curato, per indagare il rapporto tra poesia e Rete.
In che modo la velocità della Rete, gli effetti del mediashock e tutte le affascinanti promesse del web – come accorciare le distanze o ridurre i tempi di comunicazione – hanno cambiato il modo di fare poesia e hanno influito sul senso di identità e di relazione di ciascuno?
I testi raccolti in questo volume, scritti da poetƏ natƏ tra il 1940 e il 1999, provano a tracciare alcune possibili traiettorie di senso per rispondere a questa domanda e fare nascere altri quesiti capaci di alimentare consapevolmente il dibattito intorno a poesia e Rete.
Il volume si articola in due sezioni: la prima è dedicata agli omaggi di poetƏ affermatƏ che hanno concesso alcuni contributi inediti sul tema; la seconda ospita invece gli inediti di poetƏ che hanno risposto alla call per la composizione del volume e che sono stati ritenuti meritevoli di farne parte dal comitato editoriale di Alma Poesia, che si è occupato anche della stesura di commenti critici che intervallano i testi delle autrici e degli autori proposti.
“Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla Rete” (Puntoacapo Editrice 2021), in un viaggio tra le generazioni, prova a riassumere in sé le diverse accezioni del rapporto poesia-Rete e a restituirle nella forma organica di questo volume, con l’auspicio che possa essere da stimolo e da supporto a studi successivi del fenomeno.
Il volume uscirà lunedì 10 maggio 2021 per Puntoacapo Editrice, nella collana “Il Cantiere”.
Chiunque potrà averlo da martedì 20 maggio tramite il sito della casa editrice, al quale invitiamo sempre ad accordare preferenza per l’eventuale acquisto, e da lunedì 26 maggio sulle varie piattaforme online e ordinabile nelle librerie.
“Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla Rete” si apre con una nota introduttiva di Alessandra Corbetta, a cui segue la prefazione del Prof. Demichelis, docente accademico di Sociologia Economica. Ci sono poi i testi degli omaggi e quelli della call, suddivisi per gruppi anagrafici; ogni sezione è accompagnata da un commento critico realizzato dai membri di Alma Poesia. A conclusione, una postfazione firmata da Alessia Bronico e Alessandra Corbetta. A seguire, un report sulle candidature arrivate per la call, le note bio-bibliografiche di tutti e i doverosi e sentiti ringraziamenti. Il volume è corredato internamente da due illustrazioni grafiche, realizzate dalla pittrice Stefania Onidi, con le quali abbiamo voluto provare a dare una rappresentazione anche visuale di Poesia & Rete.

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Social networking for dummies

“Social networking for dummies”
(come interpretare e usare un post)
posting

“Pomeriggi…” su Correlazioni, a cura di Giuseppe Scaglione

correlazioni pomeriggi

Sul litblog “Correlazioni – Arte & Cultura” un’accurata recensione a “Pomeriggi perduti”, a firma di Giuseppe Scaglione.

“… Versi come sogni, che si fondono con la memoria e aprono interrogativi minimali, intimi, nei quali però ogni lettore può riconoscere qualcosa di se stesso. Incluso l’io collettivo delle regioni del Sud. Non solo le verità esistenziali ma anche recondite pulsioni dell’anima, strade inesplorate del pensiero di cui la silloge è quasi un’antologia…”

Per leggere l’intera recensione: QUI!

Poeti e no

Alfred Kubin, Des Menschen Schicksal (The destiny of man), 1903.

Da quando la critica letteraria, quella austera che non concedeva il minimo spazio all’avanguardia e all’evoluzione poetica, diciamo così, s’è data, rintanandosi per nostra fortuna in qualche rigida e poco letta pubblicazione accademica, si assiste a un fenomeno piuttosto divertente e per certi versi intrigante per la periodicità con cui si manifesta e per l’omogeneità categoriale dei suoi iniziatori. Di tanto in tanto, sul web soprattutto, divenuto ormai luogo proficuo di conoscenza diretta dello scrittore e di costruttivo confronto letterario, appaiono “studi” critici sotto forma di agili post attraverso i quali i loro autori cristallizzano teorie su nuove poetiche affioranti e nuove correnti individuate nonostante il caos delle pubblicazioni, filtrano voci considerando solo alcuni rapidi frame, militano in maniera parziale (e incompleta per loro stessa ammissione), veicolano manifesti improbabili e non sottoscritti ufficialmente da nessuno, basati su impressioni stilisticamente e statisticamente irrilevanti, raggruppano – in base a parametri discutibili o a empatie effimere nate sull’onda goliardica di qualche festival della poesia, tra una birra e un reading  ̶  nomi di poeti che a loro dire rappresenterebbero le nuove leve letterarie, il nuovo sol dell’avvenire poetico, le speranze evoluzionistiche di un genere letterario così particolare come è quello poetico. Tutto molto incoraggiante e avventuroso.

Ma chi stabilisce cosa? Non tutto può essere letto, compreso, valorizzato, contestualizzato, è chiaro, e molti autori sono destinati  ̶  a volte anche giustamente  ̶  a restare nell’ombra per molto tempo o forse per sempre. Una domanda giusta da fare, tuttavia, potrebbe essere: proprio perché è impossibile tastare il polso poetico generale di un’epoca, è giusto e soprattutto è scientificamente onesto trarre conclusioni generalizzanti basandosi esclusivamente su un paniere di nomi a cui associamo alcune gradevoli letture che comunque non possono rappresentare l’intero andamento di un periodo storico? In base a quante e quali letture è possibile stabilire la linea evolutiva della poesia nel corso di una determinata epoca? Difficile da stabilire soprattutto se è in fieri, e quindi proprio perché difficile, alcuni articoli appaiono ancora più faziosi, superficiali, quando non del tutto inutili dal punto di vista critico, per non dire disonesti. Si tratta di isole oziose: come quella sorta dalle acque intorno al tema superfluo dell’omosessualità di Leopardi, e creata a tavolino per soddisfare i pruriti gender di chi utilizza la storia della letteratura pro domo sua. Lo stesso si può dire della maggior parte delle antologie-contenitori in circolazione: i loro curatori s’illudono di fare epoca, di deviare il corso della storia letteraria contemporanea, o forse sarebbe più corretto dire che illudono gli autori convocati, i quali vi partecipano sborsando denari e cullando il sogno di far parte di una corrente artistica nata intorno alla pubblicazione. Il mito dei manifesti e dei “gruppi” all’epoca dell’esposizione mediatica più fluida che la storia della comunicazione abbia mai conosciuto.

Continua a leggere “Poeti e no”

Recensione di Elenia Stefani a “Pomeriggi perduti”

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“… Ogni scritto, pur trattando tematiche differenti ed essendo libero da costrutti, crea una fusione immensa e delinea l’autore e ciò che vuole esprimere sia nel complesso sia nel singolo scritto. […] L’autore parla della società di oggi mostrandone poeticamente ogni deficit, ogni freddezza, assenza, voragine emotiva e riflessiva. Delinea il legame con il passato, con la storia e con le emozioni che delineando di conseguenza la vita stessa portandolo a vivere pienamente, a godersi del tempo senza lasciarlo sfuggire, a scoprire ed approfondire continuamente senza fermarsi in superficie…”

Per leggere la recensione: QUI!

Nota a “Il sorriso del tulipano” di Emilio Paolo Taormina

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Anni fa scrissi una poesia intitolata non è più tempo di maiuscole: un tentativo disperato ma necessario di abbattere, anche solo per pochi minuti, l’ego che spesso oltrepassa la parola, la sottopone a pressioni che non le danno respiro, non la lascia libera come dovrebbe; l’uomo a volte crede di pilotare il proprio destino e quindi di condizionare l’esistenza della parola.

Nella raccolta poetica Il sorriso del tulipano, Emilio Paolo Taormina trasforma questo timido tentativo di liberazione in una vera e propria filosofia poetica che attraversa l’intera opera: la parola, libera finalmente dai lacci del maiuscolo, della punteggiatura e dell’ego, divenuta prodotto kerouacchiano, fluido, omogeneo e onesto, riconquista i propri spazi, arieggia, ritrova sobrietà e incisività, ritorna a uno stato brado e creativo, antico come la terra che canta, senza esagerare, senza strafare, senza scimmiottare neo o vecchie avanguardie, rimanendo sempre in una forma rispettosa del lettore e soprattutto dello sguardo delicato dell’autore. L’intenzione espressa nei versi è quella dell’haiku, anche in quelli più lunghi; come approccio filosofico al verso: prima ancora che poeta, Taormina è un naturalista; gli elementi presi in prestito dal creato diventano testimoni oggettivi e tangibili di sensazioni vissute, eventi passati, esperienze metafisiche e sentimentali o carnali, stagioni distanziate nel tempo ma mai del tutto seppellite. La parola s’intreccia con la vita, quella personale e quella naturale del pianeta. La natura e i suoi frutti, gli sprazzi di sicilianità, la luce e il buio, gli animali e le piante, la terra e il cielo e ciò che ne viene fuori… Ma resterebbero elementi morti se ad animarli non vi fosse lo spirito semplice e al tempo stesso meticoloso del poeta; i ricordi (tantissimi!), le vicende esistenziali, anche le più ovvie e quotidiane, quelle appartenenti a un normale ciclo di vita, in cui ognuno potrebbe rispecchiarsi perché universali, si reincarnano nelle cose del mondo, nell’alternanza tra il dì e la notte, nelle bellezze di una naturalità presente in maniera deliziosamente ossessiva. Senza mai una sola sbavatura di autoreferenzialità.

Sono belle e senza confini – come in un viaggio a oriente – le lapidarie immagini offerte dalla poesia di Taormina; non aspirano a inutili e aridi sperimentalismi ma trasudano classicità. Il suono dei versi è come quello della natura in essi descritta: scorre gentilmente sulle orecchie e sull’animo del lettore. Versi serrati che non mentono, che inebriano e non danno tregua, che parlano direttamente alla parte sincera e scarificata dell’esistenza del lettore: quando il poeta decide di toccare la verità e di descriverla abbandonando lungo il cammino i fronzoli di chi vuole solo stupire senza trasmettere nulla, le sue parole diventano dardi appuntiti ed efficaci.

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Segnalazione “Pomeriggi…” su Poetry Factory

Grazie a Poetry Factory per questa segnalazione e al lavoro di Davide Uria…

Per leggere: QUI!

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3 poesie su Poetry Factory

Sul blog di poesia “Poetry Factory” curato da Davide Uria, 3 poesie tratte dalla raccolta “Pomeriggi perduti”… Per saperne di più sul progetto di Poetry Factory, leggi QUI!

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Video intervista a Michele Nigro, domande a cura di Franco Innella

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Domande di Franco Innella rivolte a Michele Nigro, riguardanti la raccolta poetica “Pomeriggi perduti” e altri argomenti…

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Poesie minori. Pensieri minimi, volume 2

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[…] Questa seconda silloge, creata con “materiali di risulta”, come è stato per la prima pubblicata nel 2018, non vuole essere un ostentato elogio della brevità (perché in alcuni casi, pochi in realtà, non si troverà un testo breve) ma il tentativo di definire questo confine, mescolando poesie minori con pensieri minimi, senza fornire indicazioni per distinguere le une dagli altri. Sarà il lettore a separare, in base alla propria sensibilità ed esperienza, le poesie-pensiero dai pensieri poetici. Qualora ve ne fossero. Poesie e pensieri non sprovvisti di ironia, di un piglio dissacratorio, severo, lapidario, a volte rabbioso, di sfumature irriverenti, di parole eccessivamente “quotidiane”. Correndo il rischio di essere sottovalutati o fraintesi, anche se tutto è già stato previsto. Perché, forse, rischia di prendersi troppo sul serio solo chi non sa cogliere nell’apparente banalità la potenziale lungimiranza di un messaggio breve o scanzonato.

Non lasciatevi ingannare dalla gratuità della distribuzione di questa silloge: quando accettiamo un dono, in realtà cediamo all’Autore del regalo una piccola porzione della nostra anima; mentre sorridiamo o riflettiamo tra un pensiero leggero e l’altro, lo abbiamo già ripagato con una moneta che non appartiene a questo mondo.

(dalla Premessa)

[…]

Salutarsi prima delle ferie
è solo un modo di dire,
si continua a stare nel centro trafficato
del cuore agitato d’inverno
anche lontani mille miglia
dalla sciagura dell’esserci.

Ma come fa ogni volta Settembre
a salvarci dall’incuria dell’estate?
Quale magia ci riporta indietro
nel ricordo delle cose sensate?

[…]

DOWNLOAD:

versione pdf gratuita: Poesie minori. Pensieri minimi – volume 2

Per leggere Poesie minori. Pensieri minimi – volume 1: QUI!