Maggio

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Ho sciolto per sempre l’antico voto
sugli anni da accudire e sul tempo guardiano,
un metallico tlac! tlac! tlac! dalla strada
appuntamento vespertino di stampella vegliarda
mi ricorda puntuale la perenne assenza
la mancante origine che lascia incustoditi
il tuo non ritorno dall’altrove.

Ho una montagna di scarpe quasi nuove
per il cammino non fatto in questa vita
una scatola di foto senza nome per distratti eredi
foreste colorate di vestiti inanimati,

un rosso di sera scolpito in cieli testardi
mi consegna speranze in cui non credo più.

Elvis

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È forse un nuovo ’78
questo gelido inizio
di tarde libertà non richieste,
la strada da fare davanti agli occhi
e alle scarpe di ieri, sempre le stesse?

Inciampi al buio sui titoli di coda
dell’ennesimo Elvis redivivo,
presagio estivo alla fine del tuo mondo
e del nostro ormai privo di senso.
“Ma è il cinema muto?” sfotte sull’età
un bimbo seduto fin dalla nascita
su una morte che non vede.

Prendi il mio braccio! ancora per un po’
tra questa gente senza storia,
torniamo alla luce che conosci
e guarderai tutto non più come prima
attraverso la parte di te sopravvissuta in me.