articolo “versione estesa” in pdf: L’autismo e la “società dello scarto”
foto articolo in pdf: L’autismo e la “società dello scarto”
anche su: “la Città” on line
Nella foto, il mio articolo intitolato “L’autismo e la società dello scarto” pubblicato su “la Città” (quotidiano di Salerno e provincia) del 14 aprile 2023; a seguire la “versione estesa” dello stesso che per ovvi motivi di spazi redazionali è apparso in “versione sintetica” sul quotidiano.
L’autismo e la “società dello scarto”
Papa Francesco, durante i suoi discorsi, ritorna spesso e volentieri sul tema, oggi più che mai attuale, dei cosiddetti “scartati”. Ci ricorda costantemente che viviamo in una “società dello scarto” che esclude i diversi, gli ultimi, i deboli; molteplici sono le cause che inducono ad assecondare la “cultura dello scarto”: sociali, economiche, culturali, occupazionali, sanitarie, generazionali…
Molti di noi hanno un concetto alquanto “esotico” dello scartato: pensiamo quasi subito ai lebbrosi, ai paria in India, al clochard sotto casa, al povero in fila per ricevere un pasto o un letto in un dormitorio pubblico… Accanto a queste tipologie “macroscopiche” di ultimi, rese ancora più evidenti a livello planetario in questi anni caratterizzati dalla pandemia e da una guerra in corso, e dalla crisi economica che ne è conseguita, vi è una categoria di scartati più nascosta, impercettibile, difficilmente catalogabile. Sono gli “scartati d’oro”: appartengono a famiglie benestanti, hanno genitori che svolgono una professione, posseggono mezzi per poter vivere quella che generalmente viene definita “una vita normale”, ma osservandoli più da vicino ci accorgiamo che di fatto sono ugualmente esclusi dalla società.
Recentemente ho avuto modo di incrociare la storia di uno di questi “scartati d’oro”: E. S., bella ragazza ventenne della provincia di Salerno, residente a Battipaglia ma domiciliata a Buccino per motivi di famiglia; due genitori con un buon stipendio, una bella casa in cui vivere, vacanze assicurate, vestiti alla moda… e una diagnosi di spettro autistico invalidante al 100%.
Dopo 5 anni di regolare frequentazione presso un istituto superiore di Buccino, accompagnata nel suo percorso scolastico da un docente specializzato – il cosiddetto “insegnante di sostegno” –, E. S. si è visto negato il tanto agognato diploma, sostituito da un non ben precisato “attestato” il cui valore, al fine di un eventuale proseguimento degli studi universitari specifici per la sua categoria, è pari a zero.