“Poeti e no” su Pangea

Il mio articolo “Poeti e no” (che scimmiotta il “Uomini e no” di Elio Vittorini), già apparso su questo blog, è stato riproposto con un titolo tutto nuovo su Pangea, rivista avventuriera di cultura e idee, “una delle migliori rassegne culturali in Italia”, curata dal giornalista, poeta, scrittore e critico letterario Davide Brullo e che da sempre pubblica articoli interessanti e culturalmente stimolanti.

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“Diarismi…” su Intermezzo

Il mio “pezzo” Diarismi: da “1984” a “Seven” ripubblicato sulla rivista “Intermezzo”, fondata e diretta da Alessandra Familiari, Greta Sala e Nicola Vavassori.

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Ucronie e Giorno della Memoria

Perché tali personaggi pensano di essere loro stessi i demiurghi delle variazioni di percorso e non il caso o chissà che… Poveri illusi: vittime della stessa vana gloria di un granello di sabbia che vaga sospinto tra le onde dell’oceano, illudendosi di nuotare.

N I G R I C A N T E

<<… L’esistenza non è una strada rinchiusa tra due invalicabili muri di pietra: spesso il cammino dell’uomo è interrotto da sottopassaggi, sopraelevate, incroci custoditi, piccole stradine a fondo cieco e bivi. Non ne comprendiamo la funzione fino a quando non ci viene presentata la necessità di cambiare direzione e quando ciò accade pensiamo ancora di percorrere il tragitto che noi crediamo di aver deciso di percorrere.

Ma non è così. La presunzione umana si sviluppa contemporaneamente all’inconsapevolezza che ne caratterizza le gesta. Anche l’uomo più determinato nella sua follia e ideologicamente appassionato è sottoposto a tale regola; anzi, la pressione evolutiva che accompagna le decisioni di tali uomini è maggiore che in altri e ha un effetto coadiuvante su quegli storici cambiamenti di rotta che non conosceremo mai.

Perché tali personaggi pensano di essere loro stessi i demiurghi delle variazioni di percorso e non il caso o chissà che……

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“Inverno a Luino”, Vittorio Sereni

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“Inverno a Luino”, poesia di Vittorio Sereni.
Tratta dalla raccolta “Frontiera”; lettura di Michele Nigro.

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“One Centigrade” su Litterateur di Gennaio 2021

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La poesia “Grado Celsius”, tratta dalla raccolta “Pomeriggi perduti” e tradotta in inglese da Gray Sutherland col titolo “One Centigrade”, è stata pubblicata sul numero di Gennaio (pag. 41) della rivista Litterateur, un interessante e-magazine mensile di respiro internazionale.

Per leggere Litterateur Redefining World di Gennaio 2021: clicca QUI!

“Pomeriggi…” su Correlazioni, a cura di Giuseppe Scaglione

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Sul litblog “Correlazioni – Arte & Cultura” un’accurata recensione a “Pomeriggi perduti”, a firma di Giuseppe Scaglione.

“… Versi come sogni, che si fondono con la memoria e aprono interrogativi minimali, intimi, nei quali però ogni lettore può riconoscere qualcosa di se stesso. Incluso l’io collettivo delle regioni del Sud. Non solo le verità esistenziali ma anche recondite pulsioni dell’anima, strade inesplorate del pensiero di cui la silloge è quasi un’antologia…”

Per leggere l’intera recensione: QUI!

La parola è immagine

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In parziale risposta al film “Words and Pictures”.

Tenterò, nel mio piccolo, di sbrogliare la questione cardine contenuta nel lungometraggio di Fred Schepisi affermando laconicamente che non c’è “guerra!” tra parole e immagini, che LA PAROLA È IMMAGINE: facendo svanire apparentemente il problema della parola il cui potere, soprattutto in passato, sarebbe stato superiore a quello dell’immagine, oggi imperante, o al contrario dell’immagine che avrebbe talmente saturato la nostra infosfera da rendere di fatto obsoleti l’importanza e quindi l’uso della parola, soprattutto quella letteraria, quella legata a una funzione più articolata, che va oltre la mera funzione utilitaristica. Apparentemente, perché in effetti il problema resta ed è irrisolto. Dicendo che la parola è immagine andiamo temporaneamente a demolire la classifica esistente tra i due mezzi di comunicazione. O almeno credo.

Dunque l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, opera creata in un’epoca in cui “la parola era ancora importante”, sarebbe un’immagine minore, non prepotente, sarebbe per l’epoca un mezzo inferiore di comunicazione? Niente affatto. Riformuliamo, allora, la questione: il problema attuale è la parcellizzazione dell’immagine, un po’ come sta accadendo con le cosiddette microplastiche. Anni fa scrissi un articolo riguardante le immagini dell’11 settembre a New York in cui ipotizzavo un pericolo per nulla fantasioso ma reale, ovvero che l’immagine inflazionata (e ritrasmessa in loop) degli aerei mentre si schiantano nelle Torri Gemelle, in maniera ipnotica, potesse disattivare il significato delle parole, dei fatti, delle argomentazioni. Può essere?

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“Diarismi…” su Senzafine

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Il mio “pezzo” Diarismi: da “1984” a “Seven” ripubblicato su “Senzafine”, blog culturale curato da Renata Rusca Zargar.

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Happy birthday White Duke

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Wall

Muro di capricci politici e divisioni studiate
di famiglie separate nella notte, cemento di stato
padre a est, madre a ovest, speranza senza bussola
una mano tra il filo spinato saluta lontano
non lascia tracce sulla sabbia rastrellata,
muro di fredde guerre
da riscaldare al sole mortale dell’atomo.

Muro contro muro
abbattuti da fallimenti ideologici
e da colori ragazzi
mescolati dai fari assassini
di sentinelle devote,
da traballanti economie
e lunghe file per l’aria.

Un tricolore francese
su vecchie mura nemiche
e un leitmotiv marsigliese
segnano nuovi giorni
di dolore e sangue,
e nuovi mattoni
per moderne paure
a oriente del progresso.

Pensieri ribelli dipinti
e lasciati fiorire sul muro del potere,
da luogo bizzarro della storia
a meta turistica.
Un filo d’umana follia
unisce le diverse forme
dell’assurdo
tra un selfie e un currywurst.

(Berlino, 13 novembre 2015)

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Prefazione a “Nessuno nasce pulito”, di Antonio Scarpone

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Prefazione a “Nessuno nasce pulito” di Michele Nigro

a cura di Antonio Scarpone

Leggendo l’opera di Michele Nigro, fin da subito si evince la sua ecletticità: dai temi trattati al modo in cui li tratta, nonché le poliedriche critiche che lancia. Come in ogni autore, si possono ritrovare degli elementi che lo fanno accostare ai grandi. Personalmente, forzando un po’ la ricerca, in alcuni passaggi ho ritrovato gli errori di sempre dell’uomo e la solitudine del mondo di Quasimodo e il Montale del “spesso il male di vivere ho incontrato”, nonché alcuni temi felliniani (la strada) ma anche il vagare dei gabbiani del Cardarelli. Tuttavia lo stile di Michele Nigro è unico, personalissimo, con chiari riferimenti alla sua variegata formazione, cosa che ne fa un autore completo. Padroneggia il linguaggio, alquanto ricercato, tanto che le sue poesie sono ricche di minuzie che creano nel lettore vere e proprie immagini. Ottime le costruzioni sintattiche (diverse dislocazioni), utilizza ossimori (prigionieri liberi, presente assente), scomoda l’antropologo Marc Augé e i suoi “non luoghi”. Mentre l’opera è pregnante di scienza e filosofia, la religione viene sfiorata, vorrebbe quasi accantonarla, ma il palese laicismo deve necessariamente confrontarsi con la filosofia e la religione. La sua opera è un viaggio sulle ali dell’incertezza, con continui attacchi al presente, un ciclico tornare indietro per la preoccupazione di aver vissuto male, o quantomeno di non aver vissuto fino in fondo la propria vita. Non c’è paura, però, né del buio né dell’avventura. Tutto nasce dalla perdita dei valori, traditi da un consumismo esistenziale, e per questo è critico sul mondo d’oggi, tanto da sentirsi quasi un estraneo in questa generazione liquida, dove gli uomini innalzano sepolcri mentre sono vivi, a differenza degli animali. La vita è vista come un continuum, di cui l’uomo è solo un brevissimo segmento, nel quale occorre cercare sé stessi, continuandosi a voltare indietro mentre immagina il futuro, e quasi dimentica (volutamente?) il presente: si affida ai messaggi in bottiglia e alla rete, sempre per andare oltre il moderno disordine esistenziale, per superare l’ostacolo. C’è un continuo orientarsi, quasi si fosse smarrito (la “selva oscura” di Dante?), per ritrovarsi: un voltare pagina con un tocco personale. Magari oniricamente ritrova fiducia e speranza. Passa, attraverso varchi spazio-temporali, dai rimedi della nonna ai probabili futuri, poiché questa è, giustamente, un’epoca di passaggio. Si è immersi nella natura con tutti i sensi, a coglierne l’insegnamento. Il passaggio è difficoltoso (un passo insicuro), andando alla ricerca di sé stesso (il vero spettacolo della vita interiore): a volte la solitudine ricercata serve! La suprema azione della poesia sul caos: è la poesia l’ancora di salvezza? C’è il rischio di ritrovarsi in un circolo vizioso e continuare così ad avere rimpianti per quello che non è stato. Dall’antica saggezza, grazie a un ponte, a dei gesti liberatori, si passa nel futuro, poiché tutto sembra essere rimandato ad altro tempo, in attesa che germoglino nuove speranze (disperata voglia di vivere). C’è quasi l’illusione di una nuova giovinezza. Se non si coglie l’attimo si perde l’ennesimo tramonto. Il sentimento è parallelo alla razionalità, non c’è frontiera se non nel cuore e nella mente, e il viaggio deve continuare senza il fardello di memorie da portare dietro, alla ricerca di una nuova memoria (senza tempo), quindi occorre essere pronti a ricominciare e non bisogna fermarsi, perché ripartire è fondamentale.

“Nessuno nasce pulito”, Michele Nigro. Ed. nugae 2.0 – 2016

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Dolcezze d’inverno

(tratta da Poesie minori. Pensieri minimi, vol. 2 – 2020)

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