Dieci inediti per “Frequenze Poetiche” n.39

Bel modo di cominciare Maggio!
Alcune mie poesie inedite sul n.39 della prestigiosa rivista “Frequenze Poetiche” curata dall’instancabile Giorgio Moio che sentitamente ringrazio!
Per ora, attendendo il cartaceo, in versione digitalmente sfogliabile: QUI!
FP 39
Sommario:
POETI – ARTISTI – PERSONAGGI DA RICORDARE
– Carmen Moscariello, Il profetico senso della vita nella poesia
di Amelia Rosselli; John Suiter, Last post/L’ultimo comunicato (tradotto dall’inglese da Alberto Rizzi).
FRESCHI DI STAMPA
– Marco Palladini, Creando Chaos.
POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA
– Michele Nigro, Dieci poesie inedite.
POESIA STRANIERA
– Du Fu, Canto cinquecento caratteri e altre poesie (tradotto dal cinese da Giancarlo Locarno).
CRESTOMAZIA
-Testi verbovisuali di: Carlo Bugli, Valentina Casadei, Alfonsina Caterino, Maria Benedetta Cerro, Fernanda Fedi, Aleq Garrigóz, Anna Maria Giancarli, Gino Gini, Lucia Longo, Giorgio Moio, Alberto Rizzi, Gian Paolo Roffi, Pete Spence, Alberto Vitacchio.
POESIA VISUALE – SCRITTURE ASEMANTICHE – ARTI VISIVE
– Aa. Vv., “Risvolti”: 20 anni di linguaggi in movimento (con introduzione di Stefano Taccone e poesie visive esposte nella mostra curata da Carlo Bugli e Giorgio Moio nel mese di febbraio al “Movimento Aperto”, Napoli, di Ilia Tufano).
PROSA – AFORISMI – HAIKU
– Laura D’Angelo, Stagioni. Luciana Gravina, Elegia per Colonia; Giuliano Romano, Il fumatore scostumato.
DISCUSSIONI – INTERVISTE
– Aa. Vv., La poesia, nonostante una società avversa, è dispo-
sta a sperimentare forme sempre nuove di espressioni? Se sì,
come e perché? Se no, perché?
LETTURE – RILETTURE
– Carlo Bugli, Appunto interlocutorio per “L’@nticamera del
cervello di Antonio Vitolo; Maria Pina Ciancio, Leonardo Sinisgalli sulla poesia. La poesia non è un uovo o una perla e i poeti non sono figli del Sole; Mario M. Gabriele, “Finzioni. Interviste fantasma” di Giorgio Moio; Luciana Gravina, “La strategia del terrone” di Gianfranco Martuscelli.

3 domande (e una breve nota) a Mariano Lizzadro

versione pdf: 3 domande (e una breve nota) a Mariano Lizzadro

È un incontenibile flusso di coscienza, questa nuova e inebriante raccolta di componimenti del poeta lucano Mariano Lizzadro, che oltrepassa la diatriba stantia sul confine tra prosa e poesia. Nel pensiero fluido di Lizzadro tutto è poesia, tutto è immagine incandescente che prende vita dalla realtà dei sensi, dalle emozioni più intime di un animo poetico che come radar di carne e ossa tutto capta, tutto cattura come pellicola fotografica esposta all’esistenza. Lizzadro è un fiume silenzioso di parole che travolgono l’intimità quotidiana, apparentemente scontata o già conosciuta. La forza descrittiva di questa raccolta è assordante ed è catartica nel suo non lasciare tregua al lettore. La natura, gli elementi più semplici, la sensualità cercata o vissuta, tutto partecipa alla creazione di versi che fanno amare la vita, le sue disperate bellezze e persino il dolore più intimo e antico. Lizzadro parla della solitudine delle periferie, della malinconia serale e notturna, dei ricordi che torturano, ma un poeta non è mai veramente solo perché le sue parole sono lacci archetipici che lo legano alla terra, all’umanità, ai fatti crudeli del mondo, alle persone conosciute e sconosciute, ai fenomeni naturali che parlano dell’anima e all’anima. Come affermato dal grande poeta lucano Alfonso Guida in prefazione: “Qui, tra questi affreschi di silenzio, tra queste siepi di filo spinato, spunta la notte”. Ed è una notte che tormenta ma ispira, che mette a pensare con dolore ma eleva gli animi dell’autore e dei lettori. Lizzadro ringrazia le parole e le benedice perché lo liberano, lo definiscono, lo informano su sé stesso e sul mondo, senza mai pretendere di capire o capirsi. Ma le parole vogliono in cambio qualcosa, vogliono un giusto peso da dare al loro suono: se le nutri col giusto suono non sai dove possono portarti. Un poeta non può essere prigioniero dell’attualità perché appartiene a tutti i tempi e dimora in ogni dove, anche quando è “segnato da un limite”. (m.n.)

Mariano, leggendo la tua ultima raccolta – “La mia testa sobria si occupa di attualità” –, ho avuto come l’impressione che stavolta il flusso di coscienza, già presente nella tua poetica, abbia rotto gli argini, si sia liberato da alcuni freni inibitori per correre libero nelle praterie lessicali e sonore della parola. Potresti fornirci una tua chiave di lettura e a margine spiegarci anche questo titolo originale – che è il verso di un tuo componimento presente nella raccolta – abbastanza insolito per una silloge?

Grazie Michele per la tua amicizia che è già di per sé un dono. Ci tengo a dire di primo acchito questa cosa che esula dalla tua domanda, ma mi ronza in testa da tanto tempo. Ci sta in giro un equivoco di fondo sull’idea di creatività. Molti, fra cui mi ci metto per primo io, hanno pensato in passato e qualcuno lo pensa ancora, mi dispiace per loro, che la creatività sia quel piccolo bagliore, quella luce che ogni tanto si accende dentro ognuno di noi ed è questo un grande equivoco. Mi spiego, sono d’accordo con chi dice che senza quel bagliore, senza quella piccola luce che si accende dentro non ci può essere niente, questo sia in poesia ma anche in ogni campo della vita. Cioè quella luce è fondamentale, quel bagliore è importante, ma non basta. Bisogna studiare, studiare e studiare, dedicare tempo e passione a quello che si fa e poi disimparare. Per non tirarla a lungo anche un contadino conosce i tipi di piante, il tempo della semina, le fasi lunari, i tempi in cui certe piante vanno piantate, innaffiate e trattate, ma la sua conoscenza è pratica, l’ha appresa osservando e la mette in atto. Questa, secondo me, è la creatività, talento e tanto studio. Dato questo per assodato. Ho avuto la fortuna di poter scambiare qualche parola in questi anni con diversi amici, da cui ho appreso che non siamo padroni di ciò che diciamo, siamo parlati, siamo suonati, nel duplice senso di “emettitori” di suoni ma anche nel senso etimologico di “folli”. Infatti nel gergo comune si dice di una persona quando è fuori di sé che è suonato! E quindi ho iniziato questo cammino, avendo questa idea in testa. Il titolo è molto ironico in sé, però è anche al contempo un mio punto di vista, un’ammissione che finora tutto quello che ho detto era frutto di cavolate. Non siamo padroni di niente, tutto è già là, “… la mia testa sobria si occupa di attualità, dicevo da povero idiota, / tutto è già nell’anima e nel corpo…” così mi sembra che dico ad un certo punto. Devo tutto questo alle chiacchierate che faccio con tutti i miei amici, ma in particolare ad Alfonso Guida e a Tonino Zurlo, che lo so si infastidiranno quando e se leggeranno che ho detto queste cose, ma è così. È tutto un percorso da fare e io ho cominciato pochi mesi fa, nel mio misero tentativo di liberare la mia lingua, bisogna attraversare il deserto come dice Alfonso, in maniera seria e come dice Tonino in tono scanzonato.

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Fiorirà la poesia del giovane Eric Blair

A molti potrà sembrare scontato e facilmente conseguenziale, e per certi versi lo è, perché negarlo, approdare a questa raccolta poetica di Orwell dopo aver terminato la lettura del suo romanzo “Fiorirà l’aspidistra”, in cui si narrano proprio le vicissitudini esistenziali e i tormentati processi interiori di un trentenne poeta inglese – il protagonista Gordon Comstock – alle prese con un’impari battaglia anticapitalistica nei confronti del sistema socio-economico dominante e dei maledetti “quattrini” la cui cronica assenza nelle tasche del poeta è causa di innumerevoli impedimenti sociali e di insopportabili privazioni materiali. Alla fine Comstock capitolerà, accettando obtorto collo un “buon posto” e mettendo da parte la sua avventura da bohemien squattrinato, dinanzi all’amore per Rosemary e all’arrivo di un figlio inatteso… Tanti i temi toccati in questo romanzo: quello riguardante i falsi socialisti che vivono di rendita anche se predicano il marxismo; l’eterna diatriba tra idealismo e pragmatismo: l’autore sembra voler ricordare al lettore (ancora?) che “carmina non dant panem” e che molto spesso, per sopravvivere, la creatività dev’essere messa al servizio anche di ciò che non gradiamo fare…
È, nello specifico, un interessante romanzo di formazione soprattutto per chi fa o ha fatto esperienza editoriale con i propri scritti: le difficoltà legate all’atto creativo, le cadute d’umore causate dai numerosi rifiuti, la crescente consapevolezza di non essere tagliati per il mondo letterario… È più facile scrivere poesie quando si è poveri ma liberi o inquadrati nel sistema e con la pancia piena? La vita entra, quasi sempre senza bussare, nelle stanze delle nostre convinzioni con il chiaro intento di sbaragliarle, a volte salvandoci, altre volte sconvolgendoci e cambiando i nostri piani. Quanti scrittori hanno cominciato pensandosi “poeti” ma di fatto divenendo immortali grazie ai loro lavori in prosa? Orwell è stato uno di questi… Ma non pensate neanche per un istante che le poesie di Orwell siano disgiunte dal suo operato narrativo, dall’ideologia che ha animato in seguito i suoi romanzi più “famosi”. Non pensate che siano state solo un incidente.
Buona lettura!

Non tra i romanzi più noti dell’autore britannico Eric Blair (meglio conosciuto con il suo pseudonimo: George Orwell), in realtà “Fiorirà l’aspidistra” contiene già alcuni elementi prodromici che troveranno pieno sviluppo nei suoi titoli più celebri: la coltivazione del sogno individualistico quale unico strumento per salvarsi dallo schematismo di una vita borghese caratterizzata da basse aspirazioni e “piccole gioie quotidiane”; la lotta al conformismo dominante; la realtà come un muro di gomma che riporta il sognatore a una dimensione meno ambiziosa, più rinunciataria e per questo più solida se considerata dal punto di vista del buon senso comune…
Prima ancora di giungere al controllo asfissiante di un Grande Fratello distopico, Orwell sembra volerci suggerire che già esiste qui tra noi, nel nostro presente, un “controllore” dei nostri desideri che si chiama “conformismo”. Un’esistenza semplice non ha bisogno di grandi obiettivi per essere considerata degna di essere vissuta: proprio come la pianta dell’aspidistra, non necessita di particolari cure. Eppure, forse è proprio dalle piante semplici che nascono fiori e frutti inattesi…
Dirà Winston, il protagonista di “1984”: <<se c’era speranza, la speranza doveva trovarsi tra i prolet!>>. La stessa speranza che Gordon Comstock, protagonista di “Fiorirà l’aspidistra”, riscoprirà nella propria inattesa paternità (l’unico bene posseduto dal proletariato è appunto la prole): cedere alle piccole ma solide soddisfazioni di un’esistenza borghese può salvare dal vortice dei sogni insoddisfatti. I bisogni elementari e primordiali dell’uomo quali antidoti alla deviazione causata dai grandi obiettivi irrealizzabili…

Tre inediti per “La rosa in più”

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Un grazie di cuore a “La rosa in più” e a Salvatore Sblando per aver ospitato alcuni miei versi…

PER LEGGERE: QUI!

“Poesie sospese”, silloge terza

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“… poesiole, ricordi, esortazioni, esibizionismi, scherzose invettive, di sicuro poesiacce, donate a chi non può permettersi di giocare con le parole, di pagarle in prima persona, di viverle sulla propria pelle. […] Questa terza e ultima silloge della serie sospesa, sottotitolata “nuovi materiali per un futuro incerto”, in omaggio alla prima serie, è divisa in quindici tempi, quindici momenti eterogenei e di diversa ispirazione che vanno a chiudere un’esperienza di necessaria gratuità non richiesta. Non abbiamo dati sicuri sul domani, e forse è proprio da questo costante stato di precarietà che nasce la parola più libera, a volte la poesia più vera anche se meno bella…” (dalla Premessa)

PER LEGGERLA: clicca QUI!

“Anime con vista”, intervista #2 a Michele Nigro

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Un’intervista rilasciata per l’uscita dell’antologia “Anime con vista”…!
Per leggerla: QUI!
Segue uno stralcio da una mia risposta:
“… Nella poesia che ho presentato per “Anime con vista” — Si sfaldano le genti passate — descrivo l’osservazione da parte del poeta non solo di ciò che vede passare nel suo tempo presente, ma soprattutto di un’umanità che è già passata, è scomparsa da tempo o sta scomparendo. A che serve vivere, dunque, se tutte le nostre gesta si polverizzano nel tempo? Solo la poesia (e l’anima del poeta al balcone che registra i movimenti interiori, gli unici che contano veramente alla fine di un percorso) è in grado di cristallizzare un’esistenza, di fissarne il valore anche se lo fa in maniera anonima, generalizzata. Forse è “felice” solo chi non pensa a tutto questo e lascia che la storia passi così come passa per gli altri appartenenti al mondo animale ma non dotati di coscienza di sé, del tempo, della morte. La resa è solo apparente perché l’uomo, che è un essere senziente e autocosciente, non può non cantare il suo stesso estinguersi, la dispersione delle memorie, il rischio dell’oblio. Tutti siamo destinati a sfaldarci, a disgregarci: è nella natura delle cose. Solo la poesia può a volte elevarci al di sopra di questo destino naturale. Alla fine si resta soli perché, per quanto ci si impegni in attività socializzanti, “mancano le densità sperate”, le presenze che abbiamo pregustato in epoche giovanili e speranzose. Invece al termine dell’esistenza si va quasi sempre in perdita, in passivo. Ma chi osserva “il mondo con occhi penetranti” possiede un’arma in più: non avverte la solitudine nella storia perché vive in tutti i tempi e in tutte le epoche senza muoversi dal suo spazio limitato…”

“Anime con vista” di AA.VV.

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L’antologia di poesie, ANIME CON VISTA, si presenta come un viaggio introspettivo, un’odissea nella quale i poeti esplorano il proprio mondo interiore con occhi attenti, scrutando e catturando emozioni, pensieri e ricordi profondi. Il titolo stesso, “Anime con Vista”, evoca l’immagine suggestiva di un’anima al balcone, una figura simbolica che si erge al di là della superficie della vita quotidiana per osservare il mondo con occhi penetranti. Questa immagine incarna il desiderio di andare oltre l’apparenza e di connettersi con l’essenza più profonda di sé stessi. È un invito a un viaggio interiore, a esplorare il proprio universo con curiosità e apertura. (il curatore)

CONTRIBUTI:
Diego Cocco, Stefania Giammillaro, Anna Martinenghi, Chiara Rantini, Jonathan Rizzo, Michele Nigro, Antonio Spagnuolo, Francesco Vitale, Nunzio Di Sarno, Francesco Randazzo, Stefano Tarquini, Nicola Galli, Matteo Piergigli, Ramona Paraiala, Ilaria Giovinazzo, Anna Rampini, Loredana Manciati, Alberto Barina, Maura Termite, Giuseppe Settanni, Alessandra Carnovale, Michele Piramide, Luca Ariano, Roberto Casati, Francesco Giovanni Bresciani, Cristiano Sormani Valli, Johanna Finocchiaro, Gennaro De Falco, Paola Puggioni, Gabriella Paci, Alessandro Barbato, Davide Uria, Laura Boscardin, Gianluca Ceccato, Andrea Ravazzini, Alberto Rizzi, Mariano Porru, Carolina Montuori, Mariangela Maio, Stefano Prandini, Manuela Cecchetti, Michele De Lucia, Sheila Moscatelli, Maria Teresa Zanca, Davide Cortese, Fabrizio Sani, Elisa Giusto, Claudia Olivero, Patrizia Masi, Ramona Oliviero, Giuseppe Carlo Airaghi, Valentina Pusceddu, Monica Fornelli, Gloria Frigerio, Antonietta Cianci, Michela Zanarella, Tiziana Aliffi, Alessandro Monticelli, Francesca Giustini, Simone Gastaldi, David Scarano, Lidia Novello, Francesco Farina.

PER ACQUISTARLA: QUI!

“Variatio. Letture e riletture” a cura di Giorgio Moio

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È in uscita un nuovo volume collettaneo di “Frequenze Poetiche” intitolato Variatio. Letture e riletture (pp. 236), a cura di Giorgio Moio. All’interno tre scritti che mi riguardano sia come recensore che come recensito:

Eufrasia Gentileschi, La suprema azione della poesia sul caos (pag. 22): recensione di Eufrasia Gentileschi alla mia prima raccolta poetica intitolata “Nessuno nasce pulito” del 2016…

Michele Nigro, A proposito di “Poesie sparse 1989-2008” di Giorgio Moio (pag. 69): una mia recensione a una raccolta di Giorgio Moio…

Davide Morelli, “Poesie minori. Pensieri minimi” di Michele Nigro (pag. 94): recensione di Davide Morelli alla prima silloge (2018) della trilogia “Poesie minori. Pensieri minimi”

Dalla nota del curatore: “Quando si parla di libri, al di là dei propri gusti di lettura, delle proprie scelte di lettura, che siano libri di poesie, di narrativa o di saggistica, lo si deve fare sempre in modo non superficiale, essendo un libro una summa di intelletto e sacrifici, strumenti indispensabili per la crescita dell’umanità. In questo volume si parla proprio di libri, una raccolta di recensioni a volumi (in particolare di poesia) recenti o un po’ datati, pubblicati su «Frequenze Poetiche» dal n. 1 (settembre 2017) al n. 36 (dicembre 2022). Lo scopo di raccoglierle in un unico volume – come per i precedenti – è quello di permettere, a chi fosse interessato, di avere un quadro esaustivo di questa ulteriore attività svolta dalla rivista in un unico volume; ma è soprattutto un modo per tenere viva la memoria, per rendere meno dispersivo l’impegno e il lavoro eseguito in questi anni, nonostante la rivista sia acquistabile sulla maggior parte degli store on line.”

PER ORDINARLO, contattare il curatore Giorgio Moio:

g.moio.piccola.biblioteca@gmail.com

Tre inediti letti da Rodolfo Lettore…

Tre miei inediti letti magistralmente da Rodolfo Lettore… che come sempre ringrazio!

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Carte nel buio

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Ora, se vuoi, ignora pure
l’invenzione della carta
le memorie affidate all’attrito
nei secoli dei secoli,
nel giorno in cui il buio ritornerà
la cercherai come un tempo l’oro
per continuare a dire i segreti
delle anime estinte,
quando prima dell’elettricità
sapevano dirigere i passi
verso il cuore degli uomini.

Dal mio posto di vedetta che legge
tra spiragli di tende e palpebre
intravedo una croce di ferro
arrossata da mille tramonti,
è la stessa muta compagna
dell’ultimo viaggio dell’anima più cara,
la bussola serale dei rosari sgranati.

Lontano, lassù
sulla collina tratteggiata
da file di luci confortanti
persiste ancora, indelebile
la scia fumosa dell’estremo rogo
cremazione di tutti gli atti terreni
a rendere polvere in anticipo
il lento logorio del tempo.

Tramonta, dunque
falso bagliore d’umanità notturna!
ridammi le sacre tenebre
primordiali delle origini,
voglio ritornare agli esordi
ai vagiti e al primo respiro
al senso eterno delle cose
al tremore nel donarsi alla storia
alla vita in ritardo
che fedele attende l’alba,
quella giusta.

“L’ultima muta” su POLINVERSI

Avanzano, non per vergogna

Avanzano, non per vergogna
rossori autunnali di boschi spenti
e gialli d’ottobre a segnare
la vita in ritirata,

raggi d’alba infilzano
coltri di nebbie mattutine
sul cuore in ripresa
dopo notti d’inganno,
il peso, eredità del giorno prima
le notizie crudeli
mentre celebri il nome,
risale alla gola il “Che peccato!”
di una vegliarda morente
lungo sponde di futuro.

Non c’è unguento miracoloso
né luce per pagare il conto,
solo parole archiviate
private lacrime fatte di vino
a frantumare gli amati silenzi
a rendere eterno l’ormai condannato

a dirci contenti per un giorno
nel gorgo danzante di una fine prevista.

“Pomeriggi perduti” a Sant’Andrea di Conza

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Chi si trova in zona e ha piacere… “intervenghi”! 😁
Il “Salotto letterario”, iniziato ad Agosto, continua anche a Settembre… 😎
Una presentazione “in tandem” con l’autrice Milena Nigro, esperienza (almeno per me) insolita ma simpatica e originale, anche perché chi coordina l’evento – la scrittrice Maria Laura Amendola – sa il fatto suo!

Grazie al Comune, alla comunità e alla Pro Loco di Sant’Andrea di Conza… E grazie a Rossana Tobia-Vallario

Lentamente

Igor Siwanowicz

Ripulisco il segnale d’ingresso,
lascio fuori il superfluo
puntando a una verità duratura.

Frutti lenti a crescere
sul davanzale di una nuova emozione
donano minuziose dolcezze pensate,
la logica dell’attesa
si rivela al tramonto.

Circondato da una bellezza passeggera
ricerco nella voce del destino
il significato più profondo
di un andare non ancora adulto.

(ph Igor Siwanowicz)

(tratta dalla raccolta “Nessuno nasce pulito”, ed. nugae 2.0 – 2016)