“Sentimenti e tempo”… su Radio CantΓΉ

Domenica prossima, 15 maggio 2022 alle 21, non prendete impegni e sintonizzatevi su RADIO CANTU’… Durante il programma “POESIA E MUSICA ITALIANA”, condotto da Elena Capra, leggerΓ² un mio componimento, insieme ad altri Autori, sul tema “SENTIMENTI E TEMPO”… Letture accompagnate da tanta buona musica! 🎀🎧🎼🎹
(Puntata riascoltabile in podcast!)
♦
Segue comunicato ufficiale; FONTE: qui!
280499181_492667865987300_1272475027220108561_n
Nella puntata di π—£π—’π—˜π—¦π—œπ—” π—˜ π— π—¨π—¦π—œπ—–π—” π—œπ—§π—”π—Ÿπ—œπ—”π—‘π—” di domenica 1️⃣5️⃣ maggio dalle ore 2️⃣1️⃣ parleremo di π—¦π—˜π—‘π—§π—œπ— π—˜π—‘π—§π—œ 𝗲 π—§π—˜π— π—£π—’, con noi π—˜π—‘π—­π—’ 𝗖𝗔π—₯π——π—’π—‘π—˜ docente, poeta e speaker radiofonico!
Ascolteremo sette poesie di: π—˜π—‘π—­π—’ 𝗖𝗔π—₯π——π—’π—‘π—˜ | π—šπ—œπ—”π—‘π—£π—œπ—˜π—₯𝗒 π—–π—”π—¦π—”π—šπ—₯π—”π—‘π——π—˜ | 𝗣𝗒𝗦𝗧π—₯π—˜π— π—’ π—©π—”π—§π—˜ | 𝗔𝗑𝗑𝗔 𝗠𝗔π—₯π—œπ—” 𝗕π—₯π—¨π—šπ—›π—œπ—§π—§π—” | 𝗖𝗔π—₯π—Ÿπ—” π— π—”π—Ÿπ—˜π—₯𝗕𝗔 | 𝗙π—₯𝗔𝗑𝗖𝗔 π—–π—”π—‘π—”π—£π—œπ—‘π—œ | π— π—œπ—–π—›π—˜π—Ÿπ—˜ π—‘π—œπ—šπ—₯𝗒 ||*gli autori leggeranno le proprie poesie
🎧 QUANDO | ogni domenica dalle 21 alle 22
πŸ’» RIASCOLTA le puntate https://www.mixcloud.com/Made999/
β–Ά Programma curato e condotto da Elena Capra
♦

La presenza nell’assenza: un anno senza Franco Battiato

versione pdf: La presenza nell’assenza: un anno senza Franco Battiato

padre

La presenza nell’assenza: un anno senza Franco Battiato

“… Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza…”

Ho sempre avuto un approccio da “archivista” nei confronti della morte: di quella di un parente, di un amico… Superato un comprensibile momento iniziale di smarrimento per la dipartita, senza perdermi d’animo, anzi con ancor piΓΉ lena, ho sempre dato spazio a una conseguente opera di “raccolta e archiviazione” di tutti quegli elementi esistenziali che hanno caratterizzato un vissuto comune, un cammino condiviso: stampare il dialogo di una chat, elencare date cruciali, raggruppare foto, raccogliere materiale… per me rappresentano gesti naturali del post-mortem. Come a voler congelare non il momento della morte in sΓ©, quanto piuttosto il percorso concreto, tangibile, che l’ha preceduto; un appiglio materialistico sull’abisso, un modo per dire a se stessi che nulla, neanche una briciola, andrΓ  perduta di quel che Γ¨ stato fatto insieme; per non darla vinta alla morte che livella – lei sΓ¬, archivista definitiva e inesorabile! -, che chiude a ogni possibilitΓ  di proseguimento di un discorso tra viventi che emettono suoni. Allora ci si affida alla stampa dei reperti per averli sottomano nei giorni successivi alla tumulazione, alla tecnologia che conserva negli hard disk pezzi di testimonianze anche frivole di ciΓ² che Γ¨ stato, alle registrazioni per quando verrΓ  a mancare il ricordo della voce, alle immagini catturate da un vivere quotidiano senza cronaca, almeno per noi “comuni mortali” non famosi. Tutto viene sigillato in scatole, poi seppellite in armadi, in attesa di quei giorni in cui c’Γ¨ piΓΉ bisogno di ravvivare memorie, di ricordare fatti ricoperti dalla polvere ma non dimenticati, spostati dalla visuale ma non cancellati. Qualcuno dice che esagero a conservare tutto, che dovrei lasciar andare, che dovrei fare space clearing: ma non c’Γ¨ ossessione nel mio conservare, c’Γ¨ solo previdenza, cura museale per vite poco importanti agli occhi della Storia. Si conserva il passato perchΓ© il nostro cervello, giustamente, per fare spazio alle urgenze del presente, lascia andare fisiologicamente molti dati considerati “inutili” alla quotidianitΓ .

Quando, perΓ², ad “abbandonare il pianeta” Γ¨ una persona altrettanto cara e preziosa come Franco Battiato, che non ha bisogno di “archiviazioni” d’urgenza, come nel caso del parente o dell’amico sconosciuti alle cronache, in quanto la sua stessa esistenza artistica Γ¨ stata produttrice naturale di tracce non solo sonore, si finisce con l’interrogarsi sul reale significato della “presenza nell’assenza” di un personaggio pubblico di tale calibro, che ha avuto e ha un impatto umano, spirituale e artistico, diverso rispetto a quello di altri nomi altrettanto autorevoli del cosiddetto “mondo dello spettacolo”. Nomi di personaggi estinti, cari a un popolo in fila sotto il sole per salutare il feretro, osannati e pianti, certo, ma la cui essenza va ad affievolirsi, oserei dire naturalmente, nel corso del tempo: questi passanti, a maggior ragione, sono bisognosi di archivi e teche Rai da rispolverare.

battiato

Battiato, invece, si fa ricordare con una forza crescente proprio nel silenzio e nella distanza; piΓΉ si lascia sedimentare l’evento umano della sua morte, piΓΉ la sua essenza risale attraverso i mesi e le distrazioni come un “rigurgito spirituale”. Battiato non apprezzava gli archivisti; raccomandava sempre di non raccogliere ossessivamente tutto su di lui: interviste, foto, video, bootleg, “rubriche aperte sui peli” di Battiato e “reliquie” varie… Ci preparava, giΓ  allora, alla ricerca dell’essenza, al non attaccamento alle cose e ai corpi cantanti. Anche l’Egitto, con le sue piramidi e le sue meraviglie, prima o poi verrΓ  ricoperto nuovamente dalle sabbie, e i musei perderanno i propri reperti custoditi gelosamente: la materia Γ¨ destinata a dissolversi, come le onde in uno stagno o quelle sonore di una canzone. Ma l’essenza no, quella permane anche senza l’ausilio degli oggetti archiviati: come nel film “Padre” di Giada Colagrande, la presenza dell’estinto (interpretato proprio da Battiato) si fa ancor piΓΉ viva e significativa – per comoditΓ  cinematografiche si identifica questa presenza attraverso la figura ormai folcloristica del classico fantasma – all’indomani della sua dipartita: ed Γ¨ un esserci discreto, non spaventevole, silenzioso (silenzio a cui Battiato, per questioni private non da tutti rispettate, ci aveva giΓ  consegnati molto tempo prima di attraversare “la porta dello spavento supremo”). “Un giorno senza tramonto / le voci si faranno presenze”: Γ¨ la scoperta dell’essenza nell’assenza, anche dell’assenza in vitam. Una scoperta che puΓ² essere fatta solo se si ha il coraggio, a un certo punto, di abbassare l’audio dei vari tour commemorativi, degli affollati e umanamente comprensibili concerti-evento per onorare il grande artista, e di affidarsi seppur dolorosamente alle sole registrazioni discografiche di una voce destinata a non ritornare, mai piΓΉ, per come eravamo abituati a percepirla, ovvero attraverso i limitati sensi umani: la voce del padrone di un corpo disfatto, che non rivedremo mai piΓΉ muoversi, cantare, scherzare, suonare, danzare su un palco come negli anni gloriosi e spensierati dei live in giro per il mondo e dei nostri viaggi in vista di concerti estivi, tra piazze e cavee. “Spensierati” fino a un certo punto: la musica di Battiato solo in superficie lasciava spazio a un goliardico citazionismo all’apparenza slegato e al cazzeggio cuccurucucheggiante dei fine concerto sotto i palchi; in realtΓ  i testi e la musica di Battiato, come ben sa chi l’ha musicalmente frequentato, scavavano in profonditΓ , mutavano inesorabilmente l’animo dell’ascoltatore, si prendevano il loro tempo, disseppellivano angolazioni interiori non catalogabili, di quelle che ci invitavano e ancora c’invitano al viaggio in paesi che tanto ci somigliano: territori spirituali ma anche geografici; a volte prima geografici e poi spirituali.

095622775-5f3c7436-affd-4a81-b750-9ab63cfc7b97

Viaggiare con Battiato nelle cuffie, colonna sonora di traversate solitarie in territori non per forza mistici, a volte popolari, turistici, affollati come i mercati arabi in paesi stranieri o il “suk palermitano” di BallarΓ², perchΓ© Battiato rappresentava e rappresenta l’esperimento riuscitissimo di una ricerca superiore fatta con mezzi appartenenti alla cosiddetta “musica di comunicazione”, non per forza di consumo (pur essendo stata anche di consumo), e che diede vita a un inedito, colto e ossimorico “pop elitario”. CosΓ¬ come fanno certi vaccini di ultima generazione, veicolava “frammenti genetici” di insegnamenti sconosciuti e antichissimi attraverso l’involucro “innocuo” del mezzo sonoro: l’obiettivo non dichiarato era quello di creare un’immunitΓ  (mai “di gregge” perchΓ© Le aquile non volano a stormi, ma amano e difendono la propria individualitΓ ) agli “urlettini dei cantanti”, al facile consenso dato ai tormentoni estivi dalla vita effimera, a un cantautorato nostrano incapace di offrire strade culturali alternative o esotiche, quando non addirittura esoteriche. Ha portato, musicalmente parlando, l’Alto alla portata di quasi tutti, senza mai scendere a compromessi con il Basso, con gli istinti un po’ bestiali e i desideri mitici dei suoi stessi fan che sistematicamente – per nostra fortuna – ignorava, con i “livelli inferiori” della condizione umana che aspirano a una facile fruibilitΓ  del mezzo. Ha seguito e rispettato i propri interessi culturali e non quelli suggeriti dal mercato, pur avendo venduto milioni di copie. E soprattutto ci ha fatto comprendere che tentare di modificare i massimi sistemi – primi fra tutti quelli politici! – Γ¨ inutile oltre che pretestuoso, e che Γ¨ ben piΓΉ arduo ma spiritualmente soddisfacente (Battiato sarΓ  sempre il nostro “Assessore alle Meccaniche Celesti”!) impegnarsi a cambiare il proprio microcosmo interiore, a rendere migliore ciΓ² che abbiamo a portata di mano in noi stessi. Engagez-vous!

Continua a leggere “La presenza nell’assenza: un anno senza Franco Battiato”

otto settembre

unnamed (1)

Ho firmato un armistizio
con il mondo che mi guarda
solo
quando si riapre l’urna non dei morti.
La chiamano resa incondizionata
questa fuga verso la quiete
dalle genti che sfiorano senza
sapermi

ma la pace e il vento all’imbrunire
il sentirsi tra la folla nel silenzio di foglie
non sanno di resa settembrina,
una dolce rivalsa Γ¨ la sera
che la cittΓ  non conosce
sugli autunni trascurati
sulle more non colte
su tutte le ferite
che ancora versano sangue di primavera.

♦

Outfit

127877129_773726673178380_5450290825700836615_n

Ridicolo Γ¨ l’outfit
del poeta-performer,
si crede un Mosè rasta
di ritorno dal Comanda-
menti-slam di un dio morto
sulla montagna del troppo detto.

♦

Estatica

IMG_20210721_203943

M’infrango, come desto a settembre
sulle vostre crudeli ferie,
io che ho voglia di fare
mentre sognate fughe e oblii

i ritorni all’alba, nell’afa di case chiuse
rari incontri mattutini citando Gardaland,
bella la mostra sugli incendi al sud
e il vernissage di scomposte grandini
lapilli ghiacciati al nord.

Anche il Cristo domenicale
geme i tormentoni da spritz,
commessi d’ipermercati deserti
cercano dialoghi e parole buone

lavoratori come prodotti da ritirare
scaffali di carne umana in scadenza,
sindacalisti abbronzati e preoccupati
sulle spiagge comuniste di Cap d’Agde.

♦

(ph M.NigroΒ©2021)

“POPOPOPOPOPOPO… POPOPOPOPOPOPOPOPO!”

DEbnRXdWsAEqhpH

“POPOPOPOPOPOPO… POPOPOPOPOPOPOPOPO!”

(attenzione: post antiretorico altamente retorico!)

Quand’Γ¨ che ci si accorge dell’avvenuta morte di una nazione? In base ai dati economici? Al numero di opere costruite o rifacendoci alle statistiche demografiche? Al tipo di burocrazia che la strangola? SΓ¬, anche… Ma Γ¨ soprattutto in base al grado di retorica caratterizzante alcuni dei suoi principali mezzi di comunicazione che ci accorgiamo dell’entrata di un paese in una fase di coma farmacologico precedente il definitivo trapasso. Se la televisione Γ¨ uno dei tanti strumenti di registrazione di questo andamento, allora basterΓ  accenderla e farsi un giro tra i “canali istituzionali” per verificare come la retorica, non quella nobile esercitata nell’antichitΓ  classica ma la sua odierna versione banale ad uso e consumo di un ridicolo messaggio di stato che aspirerebbe ad alimentare false speranze in una popolazione disincantata, abbia giΓ  da molti anni prevalso sulla comunicazione di una novitΓ  che in effetti non c’Γ¨, manca all’appello, perchΓ© una spinta all’evoluzione non esiste in questa nazione peninsulare baciata esclusivamente dal sole e dai soldi del Recovery Plan.

Pessimista? No, realista che analizza la tv generalista.

La retorica pertiniana mandata in onda in loop e corroborata da un’iconografia resistenziale propinata a un paese che non ha piΓΉ i mezzi per resistere se questi non gli vengono forniti dall’esterno (non userΓ² in questo post quella parola abusata che inizia con R e finisce con ‘ilienza’): Mattarella, realisticamente, si sta dimostrando – non me ne vogliamo i socialisti ancora in vita e quelli riciclati – un presidente molto piΓΉ “importante” del buon vecchio partigiano con la pipa che ai mondiali sentenziΓ² “Ormai non ci prendono piΓΉ!”. In realtΓ , come c’insegna la storia dell’ultimo venti-trentennio, c’hanno preso (e ripreso) e come, sΓ¬, ci hanno doppiato piΓΉ volte e c’hanno aspettato al varco per ricordarcelo. C’hanno preso, e armati di un bastone a forma di euro ce le hanno date di santa ragione a ritmo di spread, agenzie di rating e bacchettate di varia natura.

E che dire della retorica del triplo “Campioni del mondo!” di martelliniana memoria, con cui campiamo di rendita dall’82 (al netto delle successive vittorie meno storicamente romantiche e ancora troppo fresche per risultare nostalgiche), come se una nazione potesse ricevere il necessario carburante morale e organizzativo, la spinta propulsiva per evolvere in maniera costruttiva, solo dall’entusiasmo derivante da una finale vinta. L’Italia, anche per tradizione cattolica oltre che per un fatalismo genetico, Γ¨ un paese che crede molto nei miracoli (definiti “all’italiana” per il loro carattere di unicitΓ ), e non parlo solo del culo dimostrato ai rigori! Ci vuole culo anche a passare su ponti che forse crolleranno mentre passano “gli altri”, basta che vada bene a noi! Per la giustizia terrena c’Γ¨ tempo (molto tempo) e ci penserΓ  la magistratura che con lentezza tutto risolve.

Art.1: “L’Italia Γ¨ una repubblica fondata su TechetechetΓ¨!”; hanno preso la massima “non c’Γ¨ futuro senza passato” e l’hanno cronicizzata, l’hanno instupidita, perchΓ© non hanno altro da offrirci, perchΓ© le idee sono finite (a monte) e non sanno cosa metterci nel piatto televisivo, che Γ¨ il primo in cui andiamo a ficcare il naso quando abbiamo fame. La soubrette morta diventa occasione succulenta per un revival nazional-popolare a suon di Padre Pio, fila sotto il sole per omaggiare il feretro e vecchi filmati in cui comici toscani parlano di ‘pucchiacca’; la nostalgia guarisce tutto e un paese come l’Italia che giΓ  prima della pandemia si trovava nella terapia intensiva delle idee, ora Γ¨ come la sposa cadavere di Tim Burton: sembra viva, le danno un belletto fatto di Next Generation EU, ma di tanto in tanto le casca fuori dall’orbita un occhio, una funivia, una strada, un ponte, una montagna che frana dopo un po’ di pioggia…

Continua a leggere ““POPOPOPOPOPOPO… POPOPOPOPOPOPOPOPO!””

Lamentazione per il Signor Ics

1527055_595292737224973_1747095363_n

Dove sono le doloranti fila in posa
davanti ai feretri del gramo poeta
e dei filosofi noiosi le camere
ardenti di idee non morte
in libri ignorati da masse
bisognose di carezze kitsch
e paillettes tra piatti da lavare e sogni
infranti come lampadine sotto stivali,

– catodico Γ¨ il facile consenso
giΓ  masticato da trucco e parrucco,
predigerito Γ¨ questo nostro amore
che batte il tempo
alla canzone del momento –

dove il cordoglio fatto marea di fiori
per le non principesse sfortunate
e i non re di imperi a buon mercato.
Quando la veglia funebre
per l’impopolare signor ics
e lo stonato portinaio dei nostri averi,

– ore e ore sotto il sole ignorante
per un selfie col morto,
lo chiamano omaggio (ma a sΓ© stessi!),
lo scrittore mondano va in tv
perchΓ© ha capito il congegno
e vuol essere amato come una soubrette –

nella chiesa dei non artisti
a quando l’affollata messa
per chi del proprio giorno ormai finito
ne ha fatto un’arte di sopravvivenza?

♦

versione pdf: Lamentazione per il Signor Ics

Social networking for dummies

“Social networking for dummies”
(come interpretare e usare un post)
posting

Commissari, preti e carabinieri in tv… e quell’Italia che non esiste

commissari e carabinieri in tv

Commissari e carabinieri, commissarie e “carabiniere” (o carabinieresse? ChiederΓ² alla Boldrini!), magistrati e magistrate, preti e suore… Mancano all’appello solo, da quel che so, le fiction sulla guardia di finanza, la protezione civile e le piccole sorelle dell’esercito di GesΓΉ, e poi il quadro telenarrativo sull’argomento “eroi in divisa, toga e tonaca” potrebbe considerarsi quasi completo. Nella tv italiana c’Γ¨ un gran pullulare di racconti televisivi dedicati a figure sociali familiari, a simboli istituzionali immarcescibili che in fin dei conti ci fanno stare bene e ci ricordano la nostra stessa vita: durante le processioni del santo patrono in prima fila ci sono il prete, il sindaco e i carabinieri; e poi viene il popolo. Lo stesso accade in tv.

Ma tutti questi personaggi televisivi oscillanti tra il “sacro” e il laico, hanno un’importante caratteristica che li accomuna: agiscono in un’Italia che non esiste. Loro stessi non esistono, sono quasi impersonali nel loro essere al di sopra del reale; rappresentano spesso l’Italia che vorremmo. Non Γ¨ un fatto nuovo: anche i personaggi di Giovannino Guareschi agivano, se le davano e si agitavano in un’Italia abbastanza irreale e perfettamente divisa in due blocchi, quello cattolico e quello comunista; sappiamo perΓ² che la realtΓ  era molto piΓΉ complessa e variegata, tragica e poco romantica. I personaggi di questi encomiabili e a volte gradevoli prodotti televisivi nostrani appartengono a un’Italia ideale e idealizzata, o forse sarebbe piΓΉ corretto dire stilizzata, asciutta, semplificata per ragioni non solo di sceneggiatura (anche se in alcuni casi sarebbe piΓΉ corretto parlare di scemeggiatura, dal momento che certe stilizzazioni rasentano l’offesa intellettiva dello spettatore). C’Γ¨ come un bisogno, da parte di registi e produttori, di assicurare al pubblico un prodotto predigerito, di trasporre in maniera teatrale – ma su scenari non teatrali bensΓ¬ realistici – una narrazione nata giΓ  semplificata dalla penna degli autori: la semplificazione della semplificazione. È chiaro che il risultato finale non puΓ² che essere un prodotto lineare, pulito, pur nella complessitΓ  delle trame e delle indagini che quelle tentano di raccontare alla voracissima casalinga di Voghera che attende le sue fiction in prima serata come un premio di fine giornata.

Continua a leggere “Commissari, preti e carabinieri in tv… e quell’Italia che non esiste”