












versione pdf: La presenza nell’assenza: un anno senza Franco Battiato
La presenza nell’assenza: un anno senza Franco Battiato
“… Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza…”
Ho sempre avuto un approccio da “archivista” nei confronti della morte: di quella di un parente, di un amico… Superato un comprensibile momento iniziale di smarrimento per la dipartita, senza perdermi d’animo, anzi con ancor piΓΉ lena, ho sempre dato spazio a una conseguente opera di “raccolta e archiviazione” di tutti quegli elementi esistenziali che hanno caratterizzato un vissuto comune, un cammino condiviso: stampare il dialogo di una chat, elencare date cruciali, raggruppare foto, raccogliere materiale… per me rappresentano gesti naturali del post-mortem. Come a voler congelare non il momento della morte in sΓ©, quanto piuttosto il percorso concreto, tangibile, che l’ha preceduto; un appiglio materialistico sull’abisso, un modo per dire a se stessi che nulla, neanche una briciola, andrΓ perduta di quel che Γ¨ stato fatto insieme; per non darla vinta alla morte che livella – lei sΓ¬, archivista definitiva e inesorabile! -, che chiude a ogni possibilitΓ di proseguimento di un discorso tra viventi che emettono suoni. Allora ci si affida alla stampa dei reperti per averli sottomano nei giorni successivi alla tumulazione, alla tecnologia che conserva negli hard disk pezzi di testimonianze anche frivole di ciΓ² che Γ¨ stato, alle registrazioni per quando verrΓ a mancare il ricordo della voce, alle immagini catturate da un vivere quotidiano senza cronaca, almeno per noi “comuni mortali” non famosi. Tutto viene sigillato in scatole, poi seppellite in armadi, in attesa di quei giorni in cui c’Γ¨ piΓΉ bisogno di ravvivare memorie, di ricordare fatti ricoperti dalla polvere ma non dimenticati, spostati dalla visuale ma non cancellati. Qualcuno dice che esagero a conservare tutto, che dovrei lasciar andare, che dovrei fare space clearing: ma non c’Γ¨ ossessione nel mio conservare, c’Γ¨ solo previdenza, cura museale per vite poco importanti agli occhi della Storia. Si conserva il passato perchΓ© il nostro cervello, giustamente, per fare spazio alle urgenze del presente, lascia andare fisiologicamente molti dati considerati “inutili” alla quotidianitΓ .
Quando, perΓ², ad “abbandonare il pianeta” Γ¨ una persona altrettanto cara e preziosa come Franco Battiato, che non ha bisogno di “archiviazioni” d’urgenza, come nel caso del parente o dell’amico sconosciuti alle cronache, in quanto la sua stessa esistenza artistica Γ¨ stata produttrice naturale di tracce non solo sonore, si finisce con l’interrogarsi sul reale significato della “presenza nell’assenza” di un personaggio pubblico di tale calibro, che ha avuto e ha un impatto umano, spirituale e artistico, diverso rispetto a quello di altri nomi altrettanto autorevoli del cosiddetto “mondo dello spettacolo”. Nomi di personaggi estinti, cari a un popolo in fila sotto il sole per salutare il feretro, osannati e pianti, certo, ma la cui essenza va ad affievolirsi, oserei dire naturalmente, nel corso del tempo: questi passanti, a maggior ragione, sono bisognosi di archivi e teche Rai da rispolverare.
Battiato, invece, si fa ricordare con una forza crescente proprio nel silenzio e nella distanza; piΓΉ si lascia sedimentare l’evento umano della sua morte, piΓΉ la sua essenza risale attraverso i mesi e le distrazioni come un “rigurgito spirituale”. Battiato non apprezzava gli archivisti; raccomandava sempre di non raccogliere ossessivamente tutto su di lui: interviste, foto, video, bootleg, “rubriche aperte sui peli” di Battiato e “reliquie” varie… Ci preparava, giΓ allora, alla ricerca dell’essenza, al non attaccamento alle cose e ai corpi cantanti. Anche l’Egitto, con le sue piramidi e le sue meraviglie, prima o poi verrΓ ricoperto nuovamente dalle sabbie, e i musei perderanno i propri reperti custoditi gelosamente: la materia Γ¨ destinata a dissolversi, come le onde in uno stagno o quelle sonore di una canzone. Ma l’essenza no, quella permane anche senza l’ausilio degli oggetti archiviati: come nel film “Padre” di Giada Colagrande, la presenza dell’estinto (interpretato proprio da Battiato) si fa ancor piΓΉ viva e significativa – per comoditΓ cinematografiche si identifica questa presenza attraverso la figura ormai folcloristica del classico fantasma – all’indomani della sua dipartita: ed Γ¨ un esserci discreto, non spaventevole, silenzioso (silenzio a cui Battiato, per questioni private non da tutti rispettate, ci aveva giΓ consegnati molto tempo prima di attraversare “la porta dello spavento supremo”). “Un giorno senza tramonto / le voci si faranno presenze”: Γ¨ la scoperta dell’essenza nell’assenza, anche dell’assenza in vitam. Una scoperta che puΓ² essere fatta solo se si ha il coraggio, a un certo punto, di abbassare l’audio dei vari tour commemorativi, degli affollati e umanamente comprensibili concerti-evento per onorare il grande artista, e di affidarsi seppur dolorosamente alle sole registrazioni discografiche di una voce destinata a non ritornare, mai piΓΉ, per come eravamo abituati a percepirla, ovvero attraverso i limitati sensi umani: la voce del padrone di un corpo disfatto, che non rivedremo mai piΓΉ muoversi, cantare, scherzare, suonare, danzare su un palco come negli anni gloriosi e spensierati dei live in giro per il mondo e dei nostri viaggi in vista di concerti estivi, tra piazze e cavee. “Spensierati” fino a un certo punto: la musica di Battiato solo in superficie lasciava spazio a un goliardico citazionismo all’apparenza slegato e al cazzeggio cuccurucucheggiante dei fine concerto sotto i palchi; in realtΓ i testi e la musica di Battiato, come ben sa chi l’ha musicalmente frequentato, scavavano in profonditΓ , mutavano inesorabilmente l’animo dell’ascoltatore, si prendevano il loro tempo, disseppellivano angolazioni interiori non catalogabili, di quelle che ci invitavano e ancora c’invitano al viaggio in paesi che tanto ci somigliano: territori spirituali ma anche geografici; a volte prima geografici e poi spirituali.
Viaggiare con Battiato nelle cuffie, colonna sonora di traversate solitarie in territori non per forza mistici, a volte popolari, turistici, affollati come i mercati arabi in paesi stranieri o il “suk palermitano” di BallarΓ², perchΓ© Battiato rappresentava e rappresenta l’esperimento riuscitissimo di una ricerca superiore fatta con mezzi appartenenti alla cosiddetta “musica di comunicazione”, non per forza di consumo (pur essendo stata anche di consumo), e che diede vita a un inedito, colto e ossimorico “pop elitario”. CosΓ¬ come fanno certi vaccini di ultima generazione, veicolava “frammenti genetici” di insegnamenti sconosciuti e antichissimi attraverso l’involucro “innocuo” del mezzo sonoro: l’obiettivo non dichiarato era quello di creare un’immunitΓ (mai “di gregge” perchΓ© Le aquile non volano a stormi, ma amano e difendono la propria individualitΓ ) agli “urlettini dei cantanti”, al facile consenso dato ai tormentoni estivi dalla vita effimera, a un cantautorato nostrano incapace di offrire strade culturali alternative o esotiche, quando non addirittura esoteriche. Ha portato, musicalmente parlando, l’Alto alla portata di quasi tutti, senza mai scendere a compromessi con il Basso, con gli istinti un po’ bestiali e i desideri mitici dei suoi stessi fan che sistematicamente – per nostra fortuna – ignorava, con i “livelli inferiori” della condizione umana che aspirano a una facile fruibilitΓ del mezzo. Ha seguito e rispettato i propri interessi culturali e non quelli suggeriti dal mercato, pur avendo venduto milioni di copie. E soprattutto ci ha fatto comprendere che tentare di modificare i massimi sistemi – primi fra tutti quelli politici! – Γ¨ inutile oltre che pretestuoso, e che Γ¨ ben piΓΉ arduo ma spiritualmente soddisfacente (Battiato sarΓ sempre il nostro “Assessore alle Meccaniche Celesti”!) impegnarsi a cambiare il proprio microcosmo interiore, a rendere migliore ciΓ² che abbiamo a portata di mano in noi stessi. Engagez-vous!
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Kirill: Il fumo si alza dai monti Carpazi. L’ora Γ¨ tarda, e Papa Bergoglio cavalca verso Mosca, in cerca del mio consiglio. PerchΓ© Γ¨ per questo che sei venuto, non Γ¨ cosΓ¬? Il mio vecchio amico…
Bergoglio: Kirill.
Kirill: Ne sei sicuro?
Bergoglio: Senza alcun dubbio.
Kirill: CosΓ¬ l’Anello di Putin Γ¨ stato trovato.
Bergoglio: In tutti questi lunghi anni Γ¨ stato in Vaticano, sotto il mio naso.
Kirill: E non hai avuto la capacitΓ di riconoscerlo. Il tuo amore per lβincenso dei Cardinali di Roma ti ha rallentato il cervello.
Bergoglio: Ma abbiamo ancora tempo, tempo per contrastare Putin, se agiamo in fretta.
Kirill: Tempo? Quanto tempo credi che abbiamo? Putin ha riacquistato molto dellβantico potere degli zar. Non puΓ² ancora assumere forma sovietica, ma il suo spirito non ha perduto nulla della sua potenza. Rinchiuso nella sua fortezza, il Signore del Cremlino vede, tutto. Il suo sguardo trafigge nuvole, ombra, terra e… carne. Sai a cosa mi riferisco, Bergoglio. Un grande occhio satellitare, senza palpebre, avvolto nelle fiamme.
Bergoglio: Sì, è Putin.
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versione pdf: Scegliete il silenzio!
Scegliete il silenzio!
Β
Libero remake del monologo di Mark Renton dal film βTrainspottingβ
βScegliete la discussione accesa con un novax sui social sprecando il vostro tempo nel tentativo di convincerlo, oppure scegliete di farvi convincere da un novax; scegliete concorsi letterari i cui vincitori sono giΓ stati decisi a tavolino dalle case editrici, scegliete la Giornata Mondiale dellβAlbero (o dellβInfanzia, tanto Γ¨ lo stesso) mentre i governi continuano a disboscare nonostante le riunioni planetarie di facciata, scegliete di stupirvi per i tornado nel Mediterraneo e le puntuali βbombe dβacquaβ, scegliete il bla bla bla e i venerdΓ¬ sul clima per fare sega a scuola, scegliete di celebrare la Giornata Mondiale delle Giornate Mondiali, scegliete le notizie insulse e βattira likeβ di giornaletti on line per cerebrolesi, scegliete un decoder HD del cazzo per assecondare i capricci tecnologici dei grandi comunicatori, scegliete la moneta unica senza fiatare e le imposte di bollo sui vostri risparmi, scegliete lβalta definizione del nulla e la storia spiegata nei libri di Bruno Vespa, scegliete Sanremo, Domenica in, RaiPlay e Netflix, i programmi pomeridiani snobbati persino dalla casalinga di Voghera e quelli serali con cui sentirvi intelligenti, scegliete di scannarvi per il cashback, scegliete un tv comprato con lβelemosina del bonus statale e il cd natalizio di un duo cantautorale mummificato ma ancora in voga tra i romantici attempati, scegliete di sciropparvi mezzβora di pubblicitΓ prima di ogni film al cinema. Scegliete di andare in pensione a 97 anni, scegliete la palestra e i pannoloni di Stato. Scegliete le vacanze local per ridurre gli spostamenti e favorire lβeconomia di zona, e subito dopo scegliete di ordinare un posacenere dal Giappone. Scegliete una religione quando piΓΉ vi fa comodo. Scegliete lβastensionismo, per poi lamentarvi dei politici. Scegliete di protestare contro presunte βdittature sanitarieβ e tralasciate i restanti 9999 veri motivi per cui da anni dovremmo alzare barricate ogni giorno. Scegliete di prendere posizione su tutto, anche sulle questioni piΓΉ irrilevanti offerte dal panorama pseudo-informativo imperante sul web; scegliete lβantiabortismo dei reality show, e scegliete la βpillola del giorno dopoβ come se fosse una caramella ZigulΓ¬; scegliete di farvi mettere in punizione dallβalgoritmo piΓΉ stupido del social networking che non distingue una tetta da un budino, e scegliete di pregare che la sospensione finisca presto sennΓ² vi sentite persi e disoccupati senza il vostro profilo. Scegliete il metaverso e gli alimenti bio per lavarvi la coscienza, scegliete la bolla social che vi rassicura e il green pass da mostrare agli amici β tatuandovelo sul braccio β come se fosse un Rolex. Scegliete i libri che vi suggerisce lβinserto culturale del vostro giornale, a sua volta foraggiato dalle case editrici piΓΉ ricche. Scegliete il selfie con un personaggio famoso, assecondando la teoria dei 15 minuti di Warhol. Scegliete di credere che il prossimo sarΓ lβanno decisivo, quello buono per la svolta; scegliete lββanche a te e famigliaβ e i messaggi animati riciclati da inviare a persone di cui non vi frega un cazzo; scegliete le pubblicitΓ natalizie che cominciano a settembre mentre la gente va ancora al mare; scegliete di socializzare a tutti i costi con i nuovi vicini di casa che vi ignorano, scegliete di usare la parola boomer per sentirvi giovani e competitivi, scegliete di trascinarvi dietro come cadaveri pseudo-amicizie dalle scuole elementari solo per abitudine. Scegliete di commuovervi ascoltando Bocelli (lβunico a cui i tanti soldi non hanno fatto tornare la vista!). Scegliete il capodanno in piazza e la diretta sulla Rai per fare il countdown da casa insieme a baldracche infreddolite e conduttori di plastica. Scegliete di credere alla finta umiltΓ della popstar e al suo amore per la βfamigghiaβ. Scegliete le botteghe e le scuole di poesia, scegliete di far parte di antologie letterarie con altri duecento autori per sentirvi βscrittoriβ e lβeditoria a pagamento che vi trascura subito dopo aver saldato il conto; scegliete lβassociazionismo per sentirvi meno soli, scegliete le webinar per aggravare la vostra demofobia, scegliete di criticare la munnezza che cβΓ¨ nelle altre cittΓ dimenticando il marcio esistente nella vostra βDanimarcaβ. Scegliete Le Figaro che sputtana la cittΓ in cui vivete e scegliete di dargli ragione perchΓ© siete sofisticati, autocritici, anti-italiani e non provinciali. Scegliete lβodio sui social (specialmente quello contro novax, nomask, nogreenpass, nosupergreenpass, notav, notap, noqualcosaβ¦) e i gattini da condividere per addolcirvi, scegliete i talent show per staccare dalle notizie martellanti sul Covid e i programmi di approfondimento politico del cazzo, scegliete la radio per sentirvi piΓΉ originali e antichi, e chiedetevi chi cacchio siete mentre acquistate i quotidiani la domenica mattina perchΓ© il vomito della tv non vi basta e volete tutto scritto nero su bianco. Scegliete di seguire il poeta che vende, perchΓ© se vende un motivo ci sarΓ , e le riunioni condominiali con gente che odiate da sempre, scegliete i reading per compensare la vostra sociopatia e i βgruppi mamme scuolaβ su Whatsapp da cui farvi escludere. Scegliete di scrivere un post come questo illudendovi di essere rivoluzionari.
Ho firmato un armistizio
con il mondo che mi guarda
solo
quando si riapre l’urna non dei morti.
La chiamano resa incondizionata
questa fuga verso la quiete
dalle genti che sfiorano senza
sapermi
ma la pace e il vento all’imbrunire
il sentirsi tra la folla nel silenzio di foglie
non sanno di resa settembrina,
una dolce rivalsa Γ¨ la sera
che la cittΓ non conosce
sugli autunni trascurati
sulle more non colte
su tutte le ferite
che ancora versano sangue di primavera.
β¦
Ridicolo Γ¨ l’outfit
del poeta-performer,
si crede un Mosè rasta
di ritorno dal Comanda-
menti-slam di un dio morto
sulla montagna del troppo detto.
β¦
M’infrango, come desto a settembre
sulle vostre crudeli ferie,
io che ho voglia di fare
mentre sognate fughe e oblii
i ritorni all’alba, nell’afa di case chiuse
rari incontri mattutini citando Gardaland,
bella la mostra sugli incendi al sud
e il vernissage di scomposte grandini
lapilli ghiacciati al nord.
Anche il Cristo domenicale
geme i tormentoni da spritz,
commessi d’ipermercati deserti
cercano dialoghi e parole buone
lavoratori come prodotti da ritirare
scaffali di carne umana in scadenza,
sindacalisti abbronzati e preoccupati
sulle spiagge comuniste di Cap dβAgde.
β¦
(ph M.NigroΒ©2021)
“POPOPOPOPOPOPO… POPOPOPOPOPOPOPOPO!”
(attenzione: post antiretorico altamente retorico!)
Quand’Γ¨ che ci si accorge dell’avvenuta morte di una nazione? In base ai dati economici? Al numero di opere costruite o rifacendoci alle statistiche demografiche? Al tipo di burocrazia che la strangola? SΓ¬, anche… Ma Γ¨ soprattutto in base al grado di retorica caratterizzante alcuni dei suoi principali mezzi di comunicazione che ci accorgiamo dell’entrata di un paese in una fase di coma farmacologico precedente il definitivo trapasso. Se la televisione Γ¨ uno dei tanti strumenti di registrazione di questo andamento, allora basterΓ accenderla e farsi un giro tra i “canali istituzionali” per verificare come la retorica, non quella nobile esercitata nell’antichitΓ classica ma la sua odierna versione banale ad uso e consumo di un ridicolo messaggio di stato che aspirerebbe ad alimentare false speranze in una popolazione disincantata, abbia giΓ da molti anni prevalso sulla comunicazione di una novitΓ che in effetti non c’Γ¨, manca all’appello, perchΓ© una spinta all’evoluzione non esiste in questa nazione peninsulare baciata esclusivamente dal sole e dai soldi del Recovery Plan.
Pessimista? No, realista che analizza la tv generalista.
La retorica pertiniana mandata in onda in loop e corroborata da un’iconografia resistenziale propinata a un paese che non ha piΓΉ i mezzi per resistere se questi non gli vengono forniti dall’esterno (non userΓ² in questo post quella parola abusata che inizia con R e finisce con ‘ilienza’): Mattarella, realisticamente, si sta dimostrando – non me ne vogliamo i socialisti ancora in vita e quelli riciclati – un presidente molto piΓΉ “importante” del buon vecchio partigiano con la pipa che ai mondiali sentenziΓ² “Ormai non ci prendono piΓΉ!”. In realtΓ , come c’insegna la storia dell’ultimo venti-trentennio, c’hanno preso (e ripreso) e come, sΓ¬, ci hanno doppiato piΓΉ volte e c’hanno aspettato al varco per ricordarcelo. C’hanno preso, e armati di un bastone a forma di euro ce le hanno date di santa ragione a ritmo di spread, agenzie di rating e bacchettate di varia natura.
E che dire della retorica del triplo “Campioni del mondo!” di martelliniana memoria, con cui campiamo di rendita dall’82 (al netto delle successive vittorie meno storicamente romantiche e ancora troppo fresche per risultare nostalgiche), come se una nazione potesse ricevere il necessario carburante morale e organizzativo, la spinta propulsiva per evolvere in maniera costruttiva, solo dall’entusiasmo derivante da una finale vinta. L’Italia, anche per tradizione cattolica oltre che per un fatalismo genetico, Γ¨ un paese che crede molto nei miracoli (definiti “all’italiana” per il loro carattere di unicitΓ ), e non parlo solo del culo dimostrato ai rigori! Ci vuole culo anche a passare su ponti che forse crolleranno mentre passano “gli altri”, basta che vada bene a noi! Per la giustizia terrena c’Γ¨ tempo (molto tempo) e ci penserΓ la magistratura che con lentezza tutto risolve.
Art.1: “L’Italia Γ¨ una repubblica fondata su TechetechetΓ¨!”; hanno preso la massima “non c’Γ¨ futuro senza passato” e l’hanno cronicizzata, l’hanno instupidita, perchΓ© non hanno altro da offrirci, perchΓ© le idee sono finite (a monte) e non sanno cosa metterci nel piatto televisivo, che Γ¨ il primo in cui andiamo a ficcare il naso quando abbiamo fame. La soubrette morta diventa occasione succulenta per un revival nazional-popolare a suon di Padre Pio, fila sotto il sole per omaggiare il feretro e vecchi filmati in cui comici toscani parlano di ‘pucchiacca’; la nostalgia guarisce tutto e un paese come l’Italia che giΓ prima della pandemia si trovava nella terapia intensiva delle idee, ora Γ¨ come la sposa cadavere di Tim Burton: sembra viva, le danno un belletto fatto di Next Generation EU, ma di tanto in tanto le casca fuori dall’orbita un occhio, una funivia, una strada, un ponte, una montagna che frana dopo un po’ di pioggia…
Dove sono le doloranti fila in posa
davanti ai feretri del gramo poeta
e dei filosofi noiosi le camere
ardenti di idee non morte
in libri ignorati da masse
bisognose di carezze kitsch
e paillettes tra piatti da lavare e sogni
infranti come lampadine sotto stivali,
– catodico Γ¨ il facile consenso
giΓ masticato da trucco e parrucco,
predigerito Γ¨ questo nostro amore
che batte il tempo
alla canzone del momento –
dove il cordoglio fatto marea di fiori
per le non principesse sfortunate
e i non re di imperi a buon mercato.
Quando la veglia funebre
per l’impopolare signor ics
e lo stonato portinaio dei nostri averi,
– ore e ore sotto il sole ignorante
per un selfie col morto,
lo chiamano omaggio (ma a sΓ© stessi!),
lo scrittore mondano va in tv
perchΓ© ha capito il congegno
e vuol essere amato come una soubrette –
nella chiesa dei non artisti
a quando l’affollata messa
per chi del proprio giorno ormai finito
ne ha fatto un’arte di sopravvivenza?
β¦
versione pdf: Lamentazione per il Signor Ics
Il mio articoloΒ βCast Away” e la retorica del saremo migliori (giΓ pubblicato su questo blog,Β qui) Γ¨ stato riproposto suΒ Pangea,Β rivista avventuriera di cultura e idee, βuna delle migliori rassegne culturali in Italiaβ, curata dal giornalista, poeta, scrittore e critico letterarioΒ Davide BrulloΒ e che da sempre pubblica articoli interessanti e culturalmente stimolanti.
Per leggere lβarticolo:Β QUI!
β¦
Commissari e carabinieri, commissarie e “carabiniere” (o carabinieresse? ChiederΓ² alla Boldrini!), magistrati e magistrate, preti e suore… Mancano all’appello solo, da quel che so, le fiction sulla guardia di finanza, la protezione civile e le piccole sorelle dell’esercito di GesΓΉ, e poi il quadro telenarrativo sull’argomento “eroi in divisa, toga e tonaca” potrebbe considerarsi quasi completo. Nella tv italiana c’Γ¨ un gran pullulare di racconti televisivi dedicati a figure sociali familiari, a simboli istituzionali immarcescibili che in fin dei conti ci fanno stare bene e ci ricordano la nostra stessa vita: durante le processioni del santo patrono in prima fila ci sono il prete, il sindaco e i carabinieri; e poi viene il popolo. Lo stesso accade in tv.
Ma tutti questi personaggi televisivi oscillanti tra il “sacro” e il laico, hanno un’importante caratteristica che li accomuna: agiscono in un’Italia che non esiste. Loro stessi non esistono, sono quasi impersonali nel loro essere al di sopra del reale; rappresentano spesso l’Italia che vorremmo. Non Γ¨ un fatto nuovo: anche i personaggi di Giovannino Guareschi agivano, se le davano e si agitavano in un’Italia abbastanza irreale e perfettamente divisa in due blocchi, quello cattolico e quello comunista; sappiamo perΓ² che la realtΓ era molto piΓΉ complessa e variegata, tragica e poco romantica. I personaggi di questi encomiabili e a volte gradevoli prodotti televisivi nostrani appartengono a un’Italia ideale e idealizzata, o forse sarebbe piΓΉ corretto dire stilizzata, asciutta, semplificata per ragioni non solo di sceneggiatura (anche se in alcuni casi sarebbe piΓΉ corretto parlare di scemeggiatura, dal momento che certe stilizzazioni rasentano l’offesa intellettiva dello spettatore). C’Γ¨ come un bisogno, da parte di registi e produttori, di assicurare al pubblico un prodotto predigerito, di trasporre in maniera teatrale β ma su scenari non teatrali bensΓ¬ realistici β una narrazione nata giΓ semplificata dalla penna degli autori: la semplificazione della semplificazione. Γ chiaro che il risultato finale non puΓ² che essere un prodotto lineare, pulito, pur nella complessitΓ delle trame e delle indagini che quelle tentano di raccontare alla voracissima casalinga di Voghera che attende le sue fiction in prima serata come un premio di fine giornata.
Continua a leggere “Commissari, preti e carabinieri in tv… e quell’Italia che non esiste”
L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dΓ luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, Γ¨ la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.
Rivista culturale on line
occhi aperti
Una libreria per immagini
"Mi lasciai dove avrei avuto tempo per pensare e attesi il fiato grosso del maestrale"
Quando scrivo dimentico che esisto, ma ricordo chi sono.
International Poetry Journal
Rivista Del Possibile
Poesia, scrittura, musica e arte digitale di Sonia Caporossi
"La pittura Γ¨ una poesia muta, e la poesia Γ¨ una pittura cieca"
Poesie, racconti, veritΓ , fantasie, ma soprattutto l'amore.
"Voi, seduti nei comodi uffici abbuffati di tasse e di grasse imposte, diventerete un giorno cibo per i vermi e nessuno s'accorgerΓ della vostra mancanza. Scarti dell'Universo" cit. I.T.Kostka "Trittico sul cibo" (Quadernetti poetici 2017)
la bellezza non Γ¨ che una promessa di felicitΓ
Scusateci per il disagio, stiamo sognando per voi
Poesie, disegni, fotografie, racconti, pensieri ed altre amenitΓ di Carlo Becattini. Tutti i diritti sono riservati.
Solo pensieri scomodi. Accomodatevi.
scrittore in Milano, Mondo
analyst and writer
E la luna - in un cielo di poco piΓΉ scuro - lo guardava dallβalto. Come dimenticare? Egli disse. Altro non esiste che un passo di polvere nella fame del vento. E dopo gridΓ² come un falco e negli occhi lβalveo delle nuvole dove scorre tutto il tempo e nelle mani la sua natura umana, immoderata.
Scrittura e altro