Il dolore che ci lega ha una pausa
estiva è la fuga filiale, rapida e sola
disseminata di operose gru
come antenne nel cielo dell’Aquila.
La lunga frescura sotto il grande sasso
e il ritorno a nuove quarantene sudate,
le insoddisfatte madri in attesa di ventagli
colpi di tosse, cannonate senza guerra
è una mancanza di progetti
a lacerare l’afa interiore dell’immobile
quest’assenza di speranza
dopo una pioggia che non risolve.
♦