“Il sarto di Piazza Farina” sul Gruppo Teatro Tempo di Carugate

Per leggere il copione de “Il sarto di Piazza Farina”,
clicca sul seguente link:
https://www.gttempo.it/Copioni_N.htm

N I G R I C A N T E

Nel sito del Gruppo Teatro Tempo di Carugate (MI), precisamente nella rubrica dei copioni teatrali on line (protetti da password), è depositata la versione teatrale del mio racconto “Il sarto di Piazza Farina”: un dialogo in atto unico affidato a due soli personaggi. Anni fa, a distanza di molto tempo dalla stesura del racconto, mi divertii a “convertire” i dialoghi tra i due personaggi, un sarto e uno storico, in un dialogofruibile dal punto di vista teatrale e che potrebbe costituire, dopo adeguati rimaneggiamenti da parte degli addetti ai lavori, una piccola sfida per chi si cimenta con forme teatrali brevi come monologhi e dialoghi.

La biblioteca elettronica del GTT, forte della presenza di ben 7429 copioni rappresentati, visionati o semplicemente raccolti, costituisce un valido strumento messo a disposizione di chi si occupa di teatro in prima persona (attori e registi alla ricerca di nuove idee)…

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N I G R I C A N T E

… una vecchia intervista su “Alessandria Today”

Magazine Alessandria today - Pier Carlo Lava

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blog esperienziale di Michele Nigro

“Intervista a Michele Nigro”, a cura di Anna Maria Di Pietro e @i_libri_salvano

È cominciata con una prima presentazione sull’account Instagram @i_libri_salvano di Sara (Book influencer) e sulla fan page Ebook Italia, la pubblicazione di una lunga intervista al sottoscritto a cura di Anna Maria Di Pietro. Per continuare a seguire la pubblicazione (a puntate!) dell’intervista, vai qui e qui… Stay tuned! Nel frattempo, un “grazie” ad Anna Maria per le interessanti domande su di me e sul mio libro “Nessuno nasce pulito” e a Sara Lettrice per lo spazio sui social da lei curati con passione e professionalità, per la presentazione e progettazione dell’idea-intervista…

https://michelenigro.wordpress.com/2018/02/12/intervista-a-michele-nigro-a-cura-di-anna-maria-di-pietro-e-i_libri_salvano/

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Mare e monti

Il mare è solo una falsa
promessa di libertà,
l’orizzonte luccicante
tiene occupati gli occhi
in cerca di legni e nuovi arrivi.

La verità dell’interno
non chiede traduttori,
linee irregolari di piccoli monti
arsi al tramonto
ci separano dalle facili gioie
di salsedini guaritrici
lungo le pianeggianti equazioni scontate
di battigie interiori.

– video correlato –

“Summer of ’69” – Bryan Adams

Herriot

L’amica che non mangia carne
e regalava libri
è rimasta fedele al patto con Herriot,
si trastulla con creature grandi e piccole
coccola l’esistenza bislacca e cura affanni
tra animali salvati dal progresso dei macelli.

I matrimoni in ritardo
è meglio non annunciarli,
gli applausi di chi non ha creduto
sarebbero premessa alla sfortuna.

Percorro a modo mio
le strade dell’altra vita
quella assennata di madre
felice del titolo, mancato.

Mi affascina di più
la poetaglia che litiga
intorno a quisquilie metriche,

con sadica tenerezza assaporo
quel loro agitato estinguersi
nella libertà di un verso.

(nella foto: James Herriot, scrittore e veterinario britannico)

Continua a leggere “Herriot”

Da bocca a bocca

Da bocca a bocca
da banco a banco
da Ustica a Ustica
da scuola a scuola
da virologo a virologo
da psichiatra a psichiatra
da capra a capra
da ministra a ministra
da donna a donna
da cuore a cuore
da miliardo a miliardo
da ombrellone a ombrellone
da me a me

qual è la giusta distanza
per evitarmi, non incontrarmi
nei corridoi dell’assurdo
per stare lontano da voi
da questo mondo bizzarro
dai suoi pupari sudati
dai burocrati che fanno sgambetto

da orecchio a orecchio
da occhio a occhio
da mento a mento
da vagina a vagina
da cazzo a cazzo
da uomo a uomo
da pianeta a pianeta

qual è il metro da usare a fine scena
per morire in pace, sotto i raggi di Luna
tra un mojito e uno spritz caldo
tra il mio silenzio e la storia già morta?

“Il viaggio di Elisabeth”, 3 domande ad Antonella Tresoldi

“Il viaggio di Elisabeth” è il titolo dell’ultimo lavoro dell’autrice ferrarese Antonella Tresoldi; un delicato racconto ibrido, oscillante tra poesia non intercalata a caso e prosa diaristica; la descrizione di un viaggio iniziatico, giorno dopo giorno, di una lenta ma inesorabile liberazione da maschere esistenziali e sovrastrutture culturali; l’origine di una ricerca che si fa viaggio esterno ma che interessa il dentro della protagonista e di ognuno di noi. Diventare (o ri-diventare) antenna che ascolta nel silenzio. Conoscere se stessi per non farsi pilotare dai “personaggi inutili” (indossati o subiti) della vita quotidiana: l’importanza di riuscire a dire “io sono!”.

Utilizzando una frase imperativa, presa in prestito da un brano del cantautore siciliano Franco Battiato, questo romanzo di Antonella Tresoldi potrebbe essere così sintetizzato: “Lascia tutto e seguiti!”. Ma per lasciare tutto (e tutti), per interrompere le abitudini che ci accecano, deve esserci un movente forte, una crisi (termine da sempre accompagnato da un alone catastrofico e che invece significa “trasformazione”, nella maggior parte dei casi in qualcosa di buono anche se spaventosamente nuovo e destabilizzante), una sete, la stessa a cui faceva riferimento Gurdjieff, maestro di un insegnamento sconosciuto, e che è alla base di una ricerca degna di questo nome. Se non c’è vera sete, i viaggi durano poco o sono viaggi fasulli destinati a deviare dal percorso.

Segni e sogni premonitori, visioni, richiami tangibili da altre dimensioni a un’essenzialità che pretende un ritorno alle origini (o a un’origine superiore che prescinde dall’individualità, dall’ego e dalla storia personale) risalendo la corrente, risposte nette, draconiane, da parte di Elisabeth, la protagonista di questa storia. Il romanzo sottintende una vena esoterica accennata e mai prevalente. L’uomo di oggi, nonostante ne avverta confusamente l’esigenza in alcuni momenti di difficoltà, è ancora in grado di ricercare il sacro (non per forza religiosamente inteso), di fare scelte coraggiose per cominciare viaggi verso l’essenza dell’esistere?

Il singolo individuo può; se invece intendiamo l’uomo in senso generale e cioè come umanità, non credo. Questo è particolarmente evidente nel momento attuale, in cui alla continua evoluzione sociale e tecnologica non è corrisposta parimenti un’evoluzione spirituale e di pensiero. La Ricerca di Verità costa sacrificio, studio, attenzione e sperimentazione su se stessi, non è mai facile e non ha scadenza: non si è mai arrivati.

Continua a leggere ““Il viaggio di Elisabeth”, 3 domande ad Antonella Tresoldi”

Colorito locale

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Non me ne vergognerò
e non laverò via
il colorito locale
dai versi parlati,

come grida di strada
come bisogni urgenti
li urlerò
con la lingua degli avi
e l’accento del vissuto
capitato tra l’università
e il vicolo contrabbandiere,
tra l’accademico e lo sguaiato.

(immagine: “Vucciria”, di Renato Guttuso – 1974)

“Debito autunnale”, Ghiannis Ritsos

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Perché è importante ricordarsi dell’autunno anche durante l’estate…

“Debito autunnale”, Ghiannis Ritsos
lettore: Michele Nigro
(sottofondo: incipit del brano “Amore che fu”, Napoli Centrale con James Senese)

Il giorno del Signore

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Non voglio mescolare
le mie gambe alle vostre
tra i banchi delle domeniche
donate al Signore ignorato,
diverrei anch’io cantore ipocrita
tra cori ugolanti d’ipocrisia,
perfido doganiere delle vite altrui
telecamera di carne assetata di fatti,
egoista e generoso
come quei mucchi di madri
nere di lutto e d’avarizia
che sognano il figlio prete.

Diluviami la mente
con passi di preghiera nel creato,
incontrerò divinità senza chiese
sulle fragili ali di un insetto,
navate di verdi foglie
accoglieranno il mio laico salmo.

(immagine: by Pawel Kuczynski)

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Poesie minori. Pensieri minimi (vol.2): versione cartacea

Per i lettori (come me) amanti della “carta”: Poesie minori. Pensieri minimi – volume secondo” in versione cartacea, ordinabile QUI.

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[…] Questa seconda silloge, creata con “materiali di risulta”, come è stato per la prima pubblicata nel 2018, non vuole essere un ostentato elogio della brevità (perché in alcuni casi, pochi in realtà, non si troverà un testo breve) ma il tentativo di definire questo confine, mescolando poesie minori con pensieri minimi, senza fornire indicazioni per distinguere le une dagli altri. Sarà il lettore a separare, in base alla propria sensibilità ed esperienza, le poesie-pensiero dai pensieri poetici. Qualora ve ne fossero. Poesie e pensieri non sprovvisti di ironia, di un piglio dissacratorio, severo, lapidario, a volte rabbioso, di sfumature irriverenti, di parole eccessivamente “quotidiane”. Correndo il rischio di essere sottovalutati o fraintesi, anche se tutto è già stato previsto. Perché, forse, rischia di prendersi troppo sul serio solo chi non sa cogliere nell’apparente banalità la potenziale lungimiranza di un messaggio breve o scanzonato. (dalla Premessa)

[…]

Ritornerai anche tu, prima o poi
nei luoghi in cui il viandante
riconosce il tuo cognome,
lì dove ancora vibra di senso
al ricordo dei vecchi.

[…]

Per leggere l’ebook Poesie minori. Pensieri minimi – volume 1QUI!

“Pomeriggi…” su Poeti Oggi

Segnalazione, con pubblicazione di una poesia, della raccolta “Pomeriggi perduti” sulla pagina Poeti Oggi curata da Luca Bresciani e presente anche su Instagram.

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Pensione esotica

dubai, dopo due mesi di lockdown

Sarai ovunque, padrone del futuro
sradicato abitante del mondo
libero, senza piante da innaffiare.
Azzerando il passato, in cerca di una vita primitiva
non se ne accorgerà nessuno
della nuova esotica visione che avrai di te.
Erediterai i frutti del comportamento
dopo la veloce lettura di un testamento prevedibile.

Con i nodi di sangue slegati dal tempo
e i destini induriti, dissolti dalla morte
ti darai l’assoluzione durante il secondo tempo
di un’esistenza lenta ma forte.
Poche tracce alle spalle, cancellate da silenzi studiati
un naufragio meditato e calcolato
cancellerai il nome dall’anagrafe e dalla storia locale.

Non essere mai stato,
anche se di tanto in tanto
la molla dolorosa dei ricordi ti riporterà a casa
con la valigia sempre pronta, per riprovare a dimenticare.

(tratta da “Nessuno nasce pulito”, ed. nugae 2.0 – 2016)

(foto dal web: Dubai dopo due mesi di lockdown)

– video correlato –

New Trolls, “Concerto Grosso n.1 – I tempo: Adagio (Shadows)”

L’Italia s’è Destà!

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Chi mi legge da queste parti o sui social sa che sono il primo a prendere per i fondelli gli esagerati del politically correct, dei #metoo delle soubrette cadute in disgrazia per farsi pubblicità nel mondo dello spettacolo, ecc. ma stasera (15/6/2020, n.d.b.) è andata in onda una puntata di Tg2 Post che mi ha fatto addirittura rimpiangere le puntate preoccupanti del periodo “emergenza covid”. La brava conduttrice del programma, la giornalista Manuela Moreno che seguo sempre con piacere per la sua professionalità e simpatia, si è trovata a gestire (e, in quanto donna, avrebbe potuto gestire un po’ meglio e in maniera meno accondiscendente!) un manipolo di difensori ad oltranza dell'”innocuo” e innocentissimo giornalista Indro Montanelli che, poverino, fu costretto – obtorto collo – a seguire senza fiatare, e su ordine dei superiori, le usanze locali in materia di connubi con bambine. “Oh, s’usava così! Che volemo fà? Volemo offenne a tribù etiope? No, nun se po’!”
Gli intervenuti (di alcuni non mi sono stupito, di altri francamente sì, confermando la teoria dell’opportunismo di appartenenza alla categoria da sfoderare quando bisogna fare quadrato intorno a un pilastro storico della propria professione) hanno a turno assolto – con tesi a dir poco discutibili e raccapriccianti (tra cui il “madamato” riesumato da Travaglio, il castigatore della vita sessuale di Silvio Berlusconi, e la presunta intelligenza della Dandini che ride mentre ascolta il racconto di Montanelli, tirata in ballo da Sallusti che usa materiali di sinistra per difendere tesi di destra, altro miracolo di questi tempi!) – il grande giornalista e “letterato” adducendo la motivazione che si trattava della cultura dell’epoca e di quella particolare regione del mondo, che non si può giudicare oggi un fatto “decontestualizzandolo” dal periodo storico in cui il buon Montanelli era immerso fino ai capelli. Che gli imbrattatori milanesi, che non giustifico e non difendo, sono solo dei disadattati perdigiorno dalla vernice facile, sinistrati più che di sinistra, e storicamente ignoranti. Della serie: quando il soggetto è indifendibile, puntare tutto sul presunto disagio sociale del “nemico”. Si è passati dalla difesa – giusta! – del film “Via col vento” che non va decontestualizzato, e che resta tuttavia solo un film tratto da una narrazione frutto anch’essa della fantasia dell’autrice, alla difesa di un PEDOFILO REALE, e un razzista di fatto (indipendentemente dalla “precocità” sessuale e bellezza della bambina etiope di nome Destà), le cui gesta “matrimoniali”, a dire degli intervenuti, non vanno decontestualizzate. Mi pare, signore e signori, che qui si pecchi un po’ di eccesso di non decontestualizzazione!

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Poesie a pedali

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I muscoli hanno memoria,
ricordano le feroci salite
e le comode discese,
lisci o striati, non importa
fanno esperienza del vento
che piega il frumento
e i rossi papaveri sparsi
a punteggiare i vasti campi
della mente assetata.

Le tue labbra immemori del bello
pronunciano parole di vendetta,

non ricordo più
la via dove abiti,
dove una finestra illuminata
indica l’equilibrio da difendere.

Compongo versi
pedalando, a memoria
li conservo come neve in mano,

non posso scriverli
mentre affronto una curva,
attendo che la sera
mi restituisca quelli più forti
scritti a fuoco sulle immagini
del solito film ramingo,
al ritmo della catena
che fruscia sulla strada
silenziosa dei ritorni.

(ph M. Nigro)