T’adoperi con la vanga del tempo
a ricoprire fatti sfumati
e dolorosi echi di cose andate,
ma la terra aliena dell’irrisolto
non si adagia
compatta e riverente
intorno alle visitate ossa
per mancanza di gravità.
Sepolture indiane
alla luce del sole,
corpi esposti al vento
cosmico
è il consumarsi lieve
degli affanni carnali
senza marmi sacri,
giudicati dalle intemperie.
Pulviscolo cellulare
disperso al tramonto
nell’aria serena dell’infinito,
non nascondi più, esasperato esteta
le spoglie al futuro.
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(tratta dalla raccolta “Pomeriggi perduti”, ed. Kolibris – 2019)