“Poesie sospese”, silloge prima

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Poesie sospese, come i “caffè sospesi” a Napoli, offerte gratuitamente ai poveri in parole ma bisognosi istintivi di significanti, agli indigenti della città dell’anima, ai mendicanti del verbo che è balsamo scritto su carta effimera, ai cercatori inconsci di significato attraverso le poeticherie di altri avventori. Senza alcuna pretesa consolatoria o “farmacologica”, si tratta ancora una volta di poesie minori e pensieri minimi lasciati sul bancone di un “bar internautico” a chi è di passaggio e gradisce sorseggiare miscele inedite, a un lettore sconosciuto che va di fretta o che invece vuole concedersi qualche minuto di pausa per girare con il cucchiaino della riflessione i versi concepiti da altri; poesiole donate a chi non può permettersi di giocare con le parole, di pagarle in prima persona, di viverle sulla propria pelle. La filosofia, solidale e filantropica, dell’economia circolare applicata al poetare: continua l’avventura dei materiali di risulta riciclati in nome di una sostenibilità esistenziale.

Michele Nigro

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“Storie della mia vita”, “Closing time alla Tom Waits”, “Allora è finita” di Jón Kalman Stefánsson

Jón Kalman Stefánsson

Tre poesie dalla raccolta “Con il porto d’armi per l’eternità” (1988) di Jón Kalman Stefánsson contenuta nel libro “La prima volta che il dolore mi salvò la vita” – Poesie 1988-1994 (ed. Poesia Iperborea, 2021).

Traduzione: Silvia Cosimini

Lettore: Michele Nigro

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