Bella è la parola
che si rende utile,
docile creta
modellata in mani
calde di sconfitta,
crogioli in pelle
per farmaci sussurrati.
Dita tremanti di tempo
pestano i vari composti,
plasmano senza sosta
materia oscura
da indicibili archivi.
Ottenendo parole nuove
rese morbide da ricerche silenti,
intrecci tenuti a mente
come trame di vecchi film.
Versi domati dall’azione
energica e disperata
dei cercatori di forma
si offrono in sacrificio
alla lenta medicina del suono,
anche se incerto è l’esito del male.
Ditemi, chi mai userebbe
coaguli di cemento
per chiudere ferite aperte?
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2° classificato poesia inedita, “Premio Melagrana – Città di Caserta” (ed. 2019)
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