Il sorriso di Noodles

Non importa se siamo andati a dormire presto la sera o se ci siamo nascosti nel buco del culo del mondo: la vita alla fine ci scova sempre e ci sottopone alle prove scelte da lei, perché quelle che noi vorremmo scegliere non valgono.

N I G R I C A N T E

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E come Noodles alla fine del film “C’era una volta in America”, anche noi, a conclusione di un anno, non possiamo fare altro che sfoggiare il classico sorriso inebriato alla “nonostante tutto”, consapevoli che si tratta di un sorriso artificiale ottenuto con “l’aiutino”, stupefatto, inebetito, chimico, nel nostro caso alcolico visti i menù delle feste, di un disincantato sorriso d’ufficio tanto per tirare a campare, illudendoci di aver vinto per il solo fatto di essere ancora vivi. E per molti il traguardo è quello, non di essere “vivi di qualità”. Perché, proprio come per Noodles, ci sono momenti assurdi nella vita in cui il sorriso non può che essere strappato fuori in questo modo, dal sogno, dal fumo che stordisce: le naturali, e reali, vie della felicità non funzionano, anzi non esistono, essendo la felicità un miraggio inventato dal marketing e da alcuni filosofi idealisti. Perché solo l’ironia che…

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