
Luigi Pirandello

Sigmund Freud
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L’agenda
dedicato a Luigi Pirandello e Sigmund Freud
L’ordine regnava indisturbato tra le pagine dell’agenda di Aldo.
Sarebbe stato difficile risalire alle origini di quell’impeto organizzativo, anche se i suoi ex compagni di scuola dichiaravano candidamente di non averlo mai sorpreso con la cartella in disordine e il diario senza i compiti elencati per materia.
Conclusi brillantemente gli studi presso il liceo classico “Orazio Flacco” di Busto Arsizio, senza battere ciglio si iscrisse alla facoltà di Storia dell’Università di Milano e polverizzando tutti i record fino ad allora monitorati dall’ateneo ambrosiano, riuscì a laurearsi con il massimo dei voti e la pubblicazione della tesi, chiedendo di poter anticipare di una sessione la seduta di laurea.
Fu una discussione quasi solitaria. C’erano lui, alcuni fedeli colleghi universitari, i genitori e il motivo di tanta fretta: Gisella. Si erano conosciuti tra il terzo e il quarto giorno di corso al primo anno e fu quasi subito amore.
Titolo della sua audace tesi: “La disorganizzazione tattica e logistica di Napoleone durante la campagna di Waterloo”.
Aldo aveva programmato tutto. “Non appena sarò laureato, andrò a lavorare presso l’archivio storico della Fondazione San Mauro di Abbiategrasso; il Presidente è uno zio di mamma…” – tranquillizzando Gisella sul futuro economico del loro connubio durante le soavi passeggiate domenicali lungo i Navigli.
“Per quanto riguarda la casa, non preoccuparti cara… Ho pensato a tutto io! Esattamente tra una settimana avrò un appuntamento alle 11 e 15 con l’architetto Righelli, un vecchio amico di papà, che ristrutturerà la casa della mia nonna materna. Sei contenta, amore?” – interrogava Aldo, quasi per dovere d’ufficio, la dolce Gisella che, un po’ per carattere e un altro po’ perché non riusciva assolutamente a contenere l’entusiasmante e preponderante capacità organizzativa del futuro marito, rispondeva sempre con un tenero e rilassato sorriso.
Tra Aldo e Gisella conviveva da anni una terza presenza: l’agenda di Aldo.
Una presenza discreta ma decisiva, elegante e al tempo stesso dittatoriale, senza la quale non si faceva nulla e non si andava da nessuna parte, capace di determinare, negli anni successivi al matrimonio, la definitiva e insindacabile cancellazione del verbo ‘approssimare’ dal vocabolario della coppia.
Da quella tenera e composta unione erano nate Valeriana e Clotilde: due splendide bambine di impareggiabile intelligenza e dolcezza caratteriale. Pazienti fotocopie della madre.
Dopo la morte dello zio materno, senza sortire sorpresa alcuna, Aldo fu nominato Presidente della Fondazione San Mauro così come era stato ordinato dal defunto nel suo testamento.
La vita di Aldo e Gisella era perfetta. I giorni e gli anni trascorrevano lieti e senza attriti. Le asperità e i dubbi venivano appianati con leggerezza da una sorta di dialogo telepatico o da gesti impercettibili e decifrabili solo dai membri della coppia. Il tempo non era nient’altro che un giocattolo facile da smontare e rimontare in base alla volontà del capofamiglia.
“L’esistenza è un puzzle” – ricordava la targhetta posta sulla scrivania nell’ufficio di Aldo. Bastava solo incastonare i vari pezzi di tempo nel modo giusto e l’immagine della propria giornata sarebbe apparsa in tutta la sua perfezione. Tornando da lavoro Aldo riviveva, ormai da anni, i soliti gesti collaudati: posava il cappello sulla consolle dell’entrata, salutava Gisella che si affacciava teneramente dalla sala da pranzo mostrando solo la testa, si toglieva le scarpe, s’infilava le pantofole e dopo aver appeso la giacca all’attaccapanni, indossava soddisfatto la vestaglia da camera. Rarissimi i momenti in cui invertiva la sequenza delle operazioni. Gisella ricordava solo un paio di eventi durante i quali Aldo “si lasciò prendere la mano dal tempo”: quando lo chiamò urgentemente in ufficio non appena si ruppero le acque al termine della gravidanza di Valeriana e quella volta nel Febbraio del 1983 quando la salutò affacciandosi nella sala da pranzo con ancora il cappello in testa. Piccole distrazioni perdonabili di un giovane maritino inesperto e intemperante.
La seconda metà del tardo pomeriggio Aldo la trascorreva nel suo studio privato. Confortato dal caldo abbraccio della sua vestaglia da camera preferita, si abbandonava, prima di cena, alla sua attività prediletta: l’organizzazione dell’agenda.
Aveva una bellissima agenda: i fogli erano bordati in oro e la copertina in pelle di color marrone scuro emanava un odore di stabilità storica.
Ogni giorno Aldo lucidava la copertina con un apposito prodotto svizzero che rendeva elastica la pelle e cancellava le innumerevoli impronte dopo una giornata di duro lavoro e di maneggiamenti. Il laccetto dorato che accompagnava fedele, pagina dopo pagina, il susseguirsi dei giorni non era sfilacciato alla punta come spesso accade nelle agende delle persone sciatte, ma Aldo aveva provveduto a prevenirne lo sfilacciamento con una linguetta di plastica trasparente. Abbinato al prezioso strumento di lavoro e di vita, una penna stilografica con inchiostro impeccabilmente nero regalatagli da Gisella in occasione del loro primo anniversario di matrimonio.
Aldo viveva l’intera giornata aspettando quel momento di rilassamento e di pacata confidenza con la sua amante cartacea. Si sedeva alla scrivania e sotto la luce del lume apriva con un gesto da maestro la sua meravigliosa agenda. Toglieva il cappuccio alla penna e con la precisa leggiadria di uno spadaccino depennava soddisfatto gli impegni affrontati, gli appuntamenti vissuti, le commissioni sbrigate e anche le più insignificanti azioni meticolosamente programmate il giorno prima: “ore 8:00, primo caffè con il capo settore ricerche storiche della Fondazione… fatto! Ore 10:30, riunione generale con i soci onorari della Fondazione… fatto! Ore 11:45, appuntamento con lo storico e scrittore Berardinelli per la stesura della prefazione da me curata al suo nuovo saggio intitolato Storia e tempismo storico… fatto!”
E trascinando il suo parossismo organizzativo anche nella sfera privata: “ore 16:10, riunione insegnanti-genitori; scuola media di Valeriana… fatto! Ricordare a Gisella che posso farci un salto anche io da solo. Ore 17:30, appuntamento dall’ortopedico di Clotilde per ritirare il referto… fatto! Ore 17:50, comprare fiori per Gisella… fatto! Ore 18:15, fare un unico squillo sul telefono di casa per far capire a Gisella che sto per arrivare a casa… fatto!”
Aldo non tralasciava nulla. Anche quei gesti di umana dimenticanza che possono rendere gradevole e intrigante un normale rapporto tra esseri imperfetti, Aldo li aveva eliminati fin dalla notte dei suoi tempi tardo adolescenziali.
Credeva, in questo modo, di poter controllare la propria esistenza, le sfortunate coincidenze e le sciagure di una vita lasciata al caso.
Il “Caso”: un’entità che terrorizzava Aldo. Il “buio” e il “vuoto”, nella scala delle fobie umane, potevano risultare tutto sommato piacevoli se rapportati alla insondabile e incontrollabile libertà del “Caso”. Un mostro con ventiquattro teste, quante sono le ore di una giornata, che spruzzano acidi corrosivi a base di “dolce far niente” e “svago”.
Quante vite erano state sprecate nel mondo e nel corso della storia solo perché non avevano ricevuto una adeguata e saggia programmazione. Gente che bighellonava tra le strade di un’eterna indecisione, abituata a vedere appassire i migliori anni della propria esistenza dietro bigliettini volanti e pro memoria scadenti. Menti deboli e senza futuro.
“Per fortuna che ogni anno, in occasione del Santo Natale, io regalo ai dipendenti della Fondazione… una bella agenda!” – ricordava orgogliosamente Aldo mentre osservava con sgomento dai finestrini del filobus le masse informi di persone che ondeggiavano nel mare dell’approssimazione. La sua vita, invece, era come il motore di una Ferrari e le ore della sua esistenza perfette e cadenzate come il movimento degli ingranaggi del miglior orologio svizzero.
Ma i suoi pensieri sarebbero stati, di lì a poco, sconvolti da una serie di eventi che avrebbero senz’altro minato la sua filosofia di vita apparentemente inossidabile.
Eventi che, distaccandosi dalla spiegazione razionale degli accadimenti naturali, approdavano nel tunnel buio delle ipotesi surreali.
Una sera, tornato a casa dopo una giornata di lavoro, Aldo si predispose ad assecondare il suo hobby preferito. Aprì l’agenda in corrispondenza del giorno appena trascorso e con la punta della stilografica andò alla ricerca delle voci che avevano ricevuto la dovuta attenzione e attendevano solo di essere finalmente depennate: “ore 9:00, scrivere lettera al Presidente dell’Associazione Bibliotecari della Regione Lombardia… fatto! Ore 9:46, mandare inviti al consolato spagnolo per la serata dedicata alle opere di Cervantes… fatto! Ore 10:18, toccare il sedere della segretaria…”
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