Non abbiamo tempo
da perdere
o da cercare, trovare
e poi riperdere,
abbiamo bisogno ora
di persone facili, decifrate in partenza
dall’esperienza del dolore
da non attendere in vie alberate
sotto finestre illuminate non per noi
ululando futuri nati morti
alle fermate di tram desiderati e persi
o sezionare a crudo su
tavoli crudeli di tempo anatomico
perché non c’è più
tempo come il tempo che sta in cielo
infinito e incosciente, fatto di pioggia
e venti caldi, fulmini e saette.
Abbiamo bisogno – ora! –
di porte aperte, socchiuse a invitarci
o già sfondate
da rabbiosi calci di decenni
a perdere tempo
e a lasciarsi andare lungo
la corrente immemore
di autunnali fatalità.
♦