Consumatori… consumate!

… Tutti gli industriali, gli economisti, gli anatomisti e altri capoccioni la cui professione finiva con –isti, si riunirono per discutere della scoperta. Qualche spregiudicato avanzò addirittura un’ipotesi: “… ma allora se hanno un ano, vuol dire che cagano?” E tutti, nel brusio generale, si lasciarono trasportare a personali considerazioni col vicino… “Ma è meraviglioso!” – si lasciò sfuggire il più lungimirante del gruppo – “Se cagano, vuol dire che CONSUMANO!” Ed ancora: “… facciamoli diventare lavoratori-consumatori! Così risolviamo in un sol colpo il problema della produzione e del consumo…!”…

N I G R I C A N T E

“Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo – 1901

Noi, Proletari-Consumatori della Terza Rivoluzione Industriale.

Siamo bestiame!

Le nostre funzioni fisiologiche (bere, mangiare, fare la cacca, fare la pipì, avere le mestruazioni, fare sesso, fare figli…) sono state “istituzionalizzate” e rese inodori dal filtro della madre istigatrice di tutti i pensieri: la Pubblicità. Siamo come delle “fornaci” in cui bruciare i prodotti provenienti dall’immensa macchina industriale e nonostante ciò ci sentiamo stupidamente unici, speciali mentre compriamo la carta igienica a fiori o l’acqua minerale che fa dimagrire. Abbiamo mai veramente riflettuto su quante persone utilizzano la nostra stessa carta igienica? Milioni, miliardi! Siamo unici, forse, per altre cose.

All’inizio (mi riferisco alla Prima e alla Seconda Rivoluzione Industriale) non era così: il lavoratore era lavoratore e basta. Ogni diritto veniva affogato in ore di lavoro da “schiavi delle piramidi” e… altro che Sindacati! I sindacati, quelli seri…

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16 maggio 2007: Ferlinghetti e Hirschman a Salerno

N I G R I C A N T E

“Leggende a piede libero”

cronaca di un incontro pubblico

Parcheggiare in città diventa sempre più difficile e come se non bastasse sono già in ritardo!

Quando finalmente entro, l’auditorium è già pieno come un uovo, ma non importa: lo scopo dell’happening vale certamente qualche piccolo sacrificio e poi i posti a sedere sono per le autorità, gli accademici di una certa età e la gente puntuale.

Riesco, insieme ad altri “avventurieri della parola”, a trovare un posto per terra – come in una sorta di sit-in letterario – in un angolo del palco, quasi sotto il pianoforte del jazzista Gaspare Di Lieto che con le sue improvvisazioni accompagnerà di lì a poco il reading: così sotto, che intravedo la meccanica del piano e vibro anch’io insieme alle corde colpite dai martelletti… Ormai i canoni scenografici della serata sono stati rivoluzionati da uno squilibrato rapporto tra massa umana partecipante e…

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