Giuseppe Lippi, intervista per “Nugae” n.19

N I G R I C A N T E

Giuseppe Lippi

La triste notizia riguardante la dipartita del grande Giuseppe Lippi, mi induce a riproporre su questo blog un’intervista che rilasciò nel 2009 per la rivista letteraria “Nugae” n.19, l’ultimo del periodico da me diretto: un numero monotematico dedicato a “H. P. Lovecraft e la letteratura dell’orrore”.

Segue uno stralcio:

<<N.I detrattori di Lovecraft accusano lo scrittore americano di razzismo e di scarsa considerazione del mondo femminile. Accuse che trovano riscontro nei racconti del Solitario di Providence. E’ possibile giustificarlo in un certo qual modo, reinterpretarlo o preparare una difesa in suo favore?

L. Non credo ci sia bisogno di alcuna giustificazione, men che meno di difese. Quando avviciniamo gli scrittori di altre epoche storiche (comprese le più recenti) dobbiamo avere la cortesia di misurarli con il metro dei tempi in cui vissero, non il nostro. Nel caso di Lovecraft bisogna riconoscere che è stato anche scrittore razzista, o per meglio dire xenofobo: aveva paura degli…

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Filastracca

N I G R I C A N T E

a Gianni Rodari

Dalla pagina di un tomo

la parola intorpidita

“ma che fine ha fatto l’uomo?”

dice e fugge inorridita.

E girando per le strade

tra i rumori di città

vede che la gente cade

mentre segue nullità.

Gli occhi fissi su un oggetto

che non assomiglia a un libro,

la parola con sospetto:

“mi dispiace ma non vibro!”

Se la mente è sempre stracca

di recarsi in libreria

perché gli occhi più non stacca

dalla sua diavoleria.

“Sono stanca d’aspettare

tra le pagine ingiallite

quindi muoviti a sfogliare

saggi, rime e storie ardite!”

Il tuo tempo è limitato

e la morte non attende,

prendi in mano un rilegato

che il cervello non s’offende.

(immagine di Pawel Kuczynski)

Gianni Rodari

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Decennale “Limina Mentis”, volume II

N I G R I C A N T E

Ho partecipato con due poesie – intitolate Gualchiera Palestra di vita – al vol. II dell’antologia multi-volume ideata per il decennale della casa editrice Limina Mentis di Lorena Panzeri. E come si evince dall’elenco degli Autori in copertina, sono in ottima compagnia.

Interessante l’Interpretazione iniziale del critico letterario Gian Mario Villalta: la necessità di distinguere ancora una volta l’imitazione dell’opera dall’imitazione del processo creativo, distinzione mal riuscita a discapito della prima e a favore della seconda ovvero di una “genialità individuale” che ha causato non pochi danni nel corso della recente storia letteraria. Invece l’imitazione dell’opera (dei Grandi) dovrebbe essere propedeutica all’atto creativo. Scrive infatti Villalta: “Dall’Ottocento in poi il pregiudizio romantico di una dotazione naturale della seconda (imitare il processo creativo) e di una responsabilità negativa della prima (imitare l’opera), poiché conculcatrice del genio individuale, ha portato gravi danni alla didattica…

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Perché non possiamo non dirci “analogici” *

N I G R I C A N T E

dedicato agli amanti della musica

e soprattutto agli amanti del suono

Elogio del vinile

L’appartamento era semibuio e insolitamente immerso in un silenzio salvifico. L’unica presenza vivente aggiunta era rappresentata da un gatto indifferente che sonnecchiava sulla spalliera del divano in attesa di pasti notturni. L’uomo assetato di solitudine accese il rispolverato impianto stereo che emise un tonfo ribelle dalle casse nere e severe, segno che la corrente elettrica era gloriosamente ritornata dopo anni di assenza a ripercorrere i circuiti abbandonati ma perfettamente funzionanti di quella macchina meravigliosa e obsoleta, motivo di ilarità per irriverenti spacciatori di mp3 e spavaldi futuristi digitalizzati. No, quella sera non avrebbe usato i suoi fedeli cd, non avrebbe fatto tremare i vetri della sua stanza con il suono perfetto e quasi inumano dei nuovi supporti musicali imposti dal mercato. Con un gesto antico, difficile da descrivere e carico di un fascino in via d’estinzione…

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Il Prometheus di Ridley “Scottex”

N I G R I C A N T E

Il Prometheus di Ridley “Scottex”

(10 piani di morbidezza fantascientifica)

Gridava Nanni Moretti nel film “Aprile”: <<Osate! Levate la macchina da presa dal cavalletto e osiamo stilisticamente: vai con la macchina a mano tra i manifestanti…>>. Mentre esco dalla sala 1 del cinema dove hanno appena finito di proiettare in 3D il tanto atteso “Prometheus”, giungo drasticamente alla conclusione che il blasonato regista questa volta non ha osato. Ridley Scott verrà ricordato per altre cose, ne sono certo. Così come avviene in letteratura, anche nel mondo del cinema le vere idee rivoluzionarie capitano una volta ogni quindici o addirittura trent’anni: tutto quello che viene prodotto nell’intervallo temporale tra due idee rivoluzionarie non è nient’altro che il riverbero consumistico della penultima idea. Risultato di un sapiente lavoro di copincolla che può stupire solo chi è, riferendomi al film di cui sopra, fantascientificamente vergine.

Già negli anni ottanta in una diffusa…

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Patti Smith has the power

Patti Smith ha la forza! Ha avuto e ha la forza di unire la poesia al rock, di invogliare alla lotta adoperando una fermezza non priva di dolcezza. Ha la forza di prendersi del tempo tra un brano e l’altro senza l’ansia di dover mantenere una tensione spettacolare inutile e nevrotica.

N I G R I C A N T E

Entra sul palco in silenzio e al buio, senza fluttuare nel cono di luce di un proiettore ossequioso: il pubblico impiega alcuni secondi per capire che la poetessa e cantautrice statunitense è già pronta in posizione davanti al microfono per trasportarci lungo la sua carriera musicale. “I’m here!” dirà subito dopo per rassicurare la folla disorientata dalla sua semplicità. Patti Smith non è il tipo di artista che crea suspense facendo entrare prima i propri musicisti per lanciare uno stacchetto preparatorio; entra insieme a loro, mescolata tra tecnici e ombre… Alla chetichella! A sessantasei anni suonati se ne fotte di fare la diva: capelli lunghi legati in due trecce da bambina impertinente ma cresciuta; una giacca con le maniche arrotolate, un jeans ‘vissuto’ e una t-shirt grigia a coprire un paio di seni cadenti. Patti Smith ha fascino da vendere: le sue rughe, la sua danza lieve e la sua…

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L’oasi

Perché loro erano sopravvissuti? Avevano cercato insieme una spiegazione scientifica, ma senza trovare una risposta soddisfacente e sperimentabile: forse il concetto di evoluzione, applicato per secoli nei ristretti confini terrestri, doveva essere finalmente ampliato e confrontato con l’esperienza colonizzatrice nei nuovi mondi. Loro due erano destinati a rappresentare l’anello successivo e geneticamente resistente di una sorta di “darwinismo extraterrestre” non del tutto compreso.

N I G R I C A N T E

Fu durante il tramonto del terzo sole, mentre già sorgeva il successivo astro, più piccolo e meno caldo, che lui le chiese, in preda a un’agitazione adolescenziale, di sposarlo.

Quando si è gli unici sopravvissuti di una popolosa colonia umana su un pianeta disabitato e lontano milioni di chilometri dalla Terra, certe ansie da prestazione sentimentale dovrebbero essere spazzate via come granelli di polvere ferrosa durante una tempesta di vento elettromagnetico. Che senso aveva quel suo bisogno di regolarizzare un rapporto, l’unico possibile, già ampiamente sperimentato? Che senso aveva celebrare un matrimonio – e soprattutto ‘chi’ o ‘cosa’ lo avrebbe celebrato? – in quella landa creata e in seguito dimenticata dallo stesso Dio? Che significato aveva la parola ‘matrimonio’ in quel posto?

Eppure lui in quel momento si sentiva come l’unico concorrente umano di una gara cosmica a cui avrebbero partecipato migliaia di specie aliene e lei doveva apparire…

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Sentori

N I G R I C A N T E

Prologo a “Sentori”

 

Dall’etichetta di un profumo maschile:

“Una profumazione studiata per l’uomo metropolitano.

L’intensità dell’ incenso e del patchouli,

 la raffinatezza di legni e muschio:

un mix di energie che riflette la complessità

 di una vita moderna e attiva.”

 

 

Sentori

 

Sarà il deriso fiore

bagnato dal pregiudizio

a profumare le insperate notti

delle insoddisfatte mogli

nel tramonto.

Parrà un intriso cuore

d’intrecciato palmizio

per frantumare le errate sorti.

Pelle fredda di latte e germogli

che chiede il conto.

D’efficiente uomo metrò

t’impongono sentori

di ingannevoli studi.

Deprimente luogo retrò

dove sorgono sudori

su spregevoli nudi.

Muschiati legni

d’isterica complessità,

incensi senza chiesa

per cimici vincenti.

Raffinati segni

d’asfittica sensualità,

censi di una scienza arresa.

Energetici escrementi.

Puoi leggere la versione editata di questa poesia

nella raccolta “Nessuno nasce pulito”

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