Su “Delle Eloquenti Distopie 2” e altro: mini-intervista di Roberto Guerra a Michele Nigro…

versione pdf: Su “Delle Eloquenti Distopie 2” e altro: mini-intervista di Roberto Guerra a Michele Nigro

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(Roberto Guerra) Per queste feste natalizie 2023, una bella novità editoriale: un florilegio di tre autori per la miniantologia “Delle Eloquenti Distopie” vol.2 curata da Sandro Battisti per la collana “non-aligned objects” della Delos Digital… Uno zoom in merito, per la tua sezione?

(Michele Nigro) Ti dirò, il mio ritorno (ma è un ritorno?) nella fantascienza è stato qualcosa di fortuito. Latitante da molti, troppi anni dal genere fantascientifico sia in qualità di lettore che di scrivente, alcuni mesi prima dell’estate 2023 sono stato invitato dallo scrittore romano Sandro Battisti (già co-fondatore del movimento artistico-letterario denominato Connettivismo) a partecipare con un mio racconto inedito a un’antologia per la collana da lui curata per la Delos Digital. Inizialmente scettico sulla riuscita di un mio ritorno nel genere, ho accettato con riserva: quindi ho cercato dentro di me, ma anche un po’ fuori, nella vita quotidiana e nella cronaca, un’idea sufficientemente originale per fornire alla mia partecipazione un minimo di qualità stilistica e contenutistica; non è facile tornare a scrivere di argomenti che hai involontariamente snobbato per anni, perché catturato da altri interessi “letterari” che ti hanno di fatto portato lontano mille miglia da una materia che richiede “fedeltà” nel tempo e una certa attenzione nei confronti degli autori di un genere (o sottogenere) letterario e delle loro pubblicazioni. Proiettato in un mondo ormai non più mio, man mano che l’idea scelta per un probabile canovaccio si concretizzava sul monitor, però, ho capito che forse non avevo del tutto disimparato a “sospendere la mia incredulità” come richiesto dalla narrativa fantascientifica: d’altronde anche in poesia il poeta, utilizzando un linguaggio decisamente non quotidiano, tenta di trasportare il lettore verso mondi inverosimili, interiori, nel regno dell’indicibile, per descrivere a volte ciò che viviamo nella nostra realtà senza accorgercene. È nato così il mio racconto — che oso autodefinire postcyberpunk (in attesa di eventuali smentite da parte degli esperti del settore) — intitolato “Anarcometaverso” e incluso nel secondo volume dell’antologia “Delle Eloquenti Distopie” per la collana curata da Battisti “non-aligned objects” (edizioni Delos Digital).

In stile Delos, fantascienza doc per il 2024: il futuro continua, nonostante i tempi?

I prodotti editoriali della Delos Digital, “costola digitale” di Fantascienza.com, non possono che essere “doc”. Ritornando a scrivere di genere, ho riscoperto il gusto di proiettarsi, almeno con la fantasia, in un futuro (utopico o distopico che sia) non lontanissimo dall’oggi. A maggior ragione, in questi tempi di guerre, pandemie, insicurezze socio-economiche innescate da varie situazioni localistiche o geopolitiche, c’è bisogno di futuro ma non per evadere, per non vedere; si avverte la necessità di metabolizzare gli accadimenti, le trasformazioni sociali, attraverso una narrazione in grado di catapultarci verso una dimensione alternativa ma non eccessivamente dissimile dal presente: è quello che una certa fantascienza ha sempre fatto fin dalle origini. Il problema nel 2024 sarà un altro: dal momento che la realtà ha già ampiamente superato determinate “profezie fantascientifiche”, come dovranno essere concepite le future storie raccontate dagli autori di genere? Anticipare nuovi scenari tecnologici oppure sfruttare le trasformazioni in atto e che viviamo già nel quotidiano, prendendo in considerazione la possibilità di una più approfondita esplorazione della nostra interiorità? Se, invece, la domanda era per chiedermi se avremo un futuro in generale, tutto lascerebbe intendere che le difficoltà per sopravvivere su questo pianeta stiano aumentando in maniera esponenziale: cambiamenti climatici, difficoltà per nutrire una popolazione mondiale in crescita, nuovi scenari bellici, flussi migratori, problemi energetici…; un’altra parte di me, però, sa benissimo che l’umanità si è sempre trovata dinanzi a dei bivi problematici, e siamo ancora qui a parlarne perché sopravvissuti.

E sulle AI… in primo piano, che ne pensi?

Nel mio racconto “Anarcometaverso”, presentato nel secondo volume di “Delle eloquenti distopie”, accenno ironicamente a una futura versione di ChatGPT utilizzata da un personaggio, un “giornalista” con poca voglia di sforzarsi a scrivere gli articoli con il proprio cervello. Non mi preoccupano le Intelligenze Artificiali, se queste svolgeranno il delicato compito di coordinare numerose e complesse operazioni simultanee; a preoccuparmi sono le “Stupidità Naturali” degli esseri umani che troppo spesso – la storia purtroppo ce lo insegna – si sono affidati ciecamente alle proprie invenzioni, lasciando “atrofizzare” certe capacità che invece andavano coltivate e valorizzate; si è cominciato con funzioni fisiche delegate alle macchine: oggi abbiamo milioni di persone che non sono più in grado di camminare a piedi o che trascorrono molte ore della giornata a osservare il mondo attraverso tablet e smartphone. Abbiamo intenzione pian piano di consegnare all’artificiale anche il pensiero e il processo scritturale che ne deriva? In tanti ci siamo divertiti a fare una prova su ChatGPT “commissionandogli” un testo, e in quasi tutti i casi ci siamo accorti che dietro un’apparente e algida perfezione testuale si nasconde una grande assente: la fantasia umana; anzi, oserei dire “il cuore” se non risultassi troppo romantico. Per ora non intravedo “minacce” all’orizzonte se sapremo usare, però, la nostra capacità di discernimento tra vero e falso: capacità che, ahimè, è già stata messa a dura prova da alcune immagini create dal nulla e da fake news. Se non affineremo il nostro senso critico nei confronti di queste informazioni prodotte dalle AI, credo che si andrà ben oltre il mero inganno informativo fino a sfociare in un dannoso decisionismo economico, geopolitico, militare influenzato da una serie di dati artefatti. Dietro le AI dovrà continuare a esserci sempre l’Uomo, altrimenti saremo in balia di algoritmi e verità alterate.

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